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Iran al voto, dal riformista al religioso contro Ahmadinejad

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TEHERAN – Si e' chiusa ufficialmente ieri mattina la campagna elettorale delle decime elezioni presidenziali della Repubblica islamica. Mercoledì sera si sono svolti gli ultimi comizi di chiusura dei quattro candidati che aspirano alla presidenza dell'Iran: Mahmoud Ahmadinejad, l'attuale presidente, il suo principale sfidante, il riformista Mir-Hossein Mousavi, il moderato Mehdi Karroubi, che e' l'unico appartenente al clero religioso e l'ultraconservatore Mohsen Rezaei, ex generale delle guardie della rivoluzione.

Quando mancavano solo poche ore dall'apertura delle urne, previste per le otto di questa mattina ora locale, ha fatto discutere in Iran la decisione di Majid Daneshvar, responsabile della commissione elettorale della tv di Stato 'Irib', che mercoledì sera ha concesso ai quattro pretendenti un ulteriore spazio televisivo per lanciare gli ultimi appelli a recarsi alle urne e per difendersi di fronte al pubblico dalle accuse rivolte durante la campagna elettorale contro ognuno di loro. "Lo richiede l'articolo sette del codice che regola i dibattiti televisivi elettorali", ha spiegato Daneshvar. Non certo imparziali, tuttavia, i tempi accordati a ciascun candidato: quasi 20 minuti per Ahmadinejad, un minuto ciascuno per gli altri tre candidati.

Ahmadinejad, nel suo ultimo appello, ha criticato fortemente l'utilizzo da parte di Mir Hossein Mousavi dell'ultimo rapporto di 'Trasparency International', l'organizzazione che analizza il livello di corruzione nella maggior parte dei Paesi del mondo, secondo il quale l'Iran e' tra gli Stati piu' corrotti al mondo. "E' un'istituzione privata, non affiliata alle Nazioni Unite, che ha interrogato sul livello di corruzione in Iran quattro aziende occidentali, tre delle quali sono guidate da 'sionisti'. Che credibilita' possono avere le informazioni di Trasparency International?", ha domandato ironicamente il presidente, ammettendo che in Iran la corruzione c'e', ma che il governo sta facendo tutto il necessario per combatterla.

Parole di fuoco contro Ahmadinejad sono state usate da Mousavi nel suo ultimo appello lanciato ieri sera dallo stadio 'Takhti' di Bandar Abbas, nel sud dell'Iran: "Sono venuto per mettere fine all'era del bugiardo", ha tuonato il riformista, che ha ricoperto il ruolo di primo ministro negli anni Ottanta. Mousavi ha poi spiegato che i motivi principali che l'hanno spinto a candidarsi sono l'esser diventato consapevole di quanto sia facile violare le leggi in Iran e di quanto ormai sia profonda la distanza tra il governo e la popolazione.

L'hojatolislam Karroubi, in quanto unico tra i quattro candidati ad appartenere alla cerchia dei religiosi, ha scelto la citta' santa di Qom per la chiusura della sua campagna. "Sono capace di guidare il Pese e di bloccare i nemici che si vogliono insinuare al suo interno", ha dichiarato dalla moschea Imam Hassan Ashgari il moderato Karroubi, che si ripresenta per la secondo volta dopo che nel 2005 ha raccolto circa il 7 per cento dei voti e non e' riuscito a raggiungere il ballottaggio. L'hojatolislam ha gia' fatto sapere che in caso non riesca a superare il primo turno, appoggera' Mousavi al ballottaggio previsto per il 19 giugno.

Di economia ha parlato, infine, Mohsen Rezaei, l'ex generale delle guardie della rivoluzione che punta a sottrarre voti ad Ahmadinejad proprio tra l'elettorato conservatore, soprattutto in quella parte che critica il modo in cui il presidente ha gestito i conti della Repubblica Islamica in questi quattro anni. "L'economia e' stata spesso come uno straniero per il nostro leader", ha dichiarato Rezaei, a cui i sondaggi non concedono di certo i favori del pronostico. Ma i sondaggi in Iran, come dimostrano le ultime elezioni in cui a sorpresa ha trionfato Ahmadinejad, sono spesso inattendibili e sara' solo il responso delle urne a risolvere l'incertezza sul nome del vincitore che accompagna queste ore.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Aki