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Israele al voto anticipato

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GERUSALEMME – Israeliani alle urne per le elezioni anticipate che potrebbero avere importanti conseguenze sul futuro del processo di pace. Elezioni che sceglieranno il governo che dovrà dialogare con la nuova amministrazione americana di Barack Obama e che giungono dopo i sanguinosi giorni dell'operazione militare a Gaza 'Piombo fuso'.

Malgrado queste sfide, gli elettori appaiono tuttavia indecisi e la campagna elettorale, complice la guerra, non ha saputo chiarire a fondo le differenze fra i tre principali candidati premier: al centro Tzipi Livni del Kadima, a destra Benyamin Netanyahu del Likud e a sinistra Ehud Barak dei laburisti. In questo quadro la vera sorpresa della campagna elettorale è l'esponente dell'ultradestra Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beitenou, che ha impostato con successo la sua campagna accusando gli arabo israeliani di mancata lealtà verso lo stato.

All'insegna dello slogan "senza lealtà non vi è cittadinanza", l'ex immigrato proveniente dall'Urss sta salendo vertiginosamente nei sondaggi e il suo potrebbe anche diventare il terzo partito, scalzando i laburisti. Secondo i sondaggi nessun partito potrà ottenere la maggioranza assoluta dei 120 deputati della Knesset, anzi è possibile che nessuno raggiunga i 30 seggi. Il leader del partito di maggioranza relativa potrà dunque solo guidare un'ampia coalizione e al momento lo scontro è fra Netanyahu, indicato come vincente, e la Livni, il cui partito giunge secondo con uno scarto compreso fra uno o tre seggi. Il testa a testa non è tuttavia frutto della crescita del Kadima, quanto del successo di Lieberman a spese di Netanyahu.

La necessità di future alleanze obbliga i principali partiti a mantenere sul vago le proprie posizioni, con una campagna che si è basata soprattutto su attacchi personali fra i vari leader. Ciò ha contribuito a un disincanto dell'elettorato – i sondaggi indicano un 28% di indecisi – già disilluso dalla politica.

Tre anni fa gli israeliani avevano scelto il Kadima, malgrado il suo leader carismatico Ariel Sharon fosse in coma, sperando nella sua promessa di una pace con i palestinesi. Ma oggi si ricorre alle urne anticipate in seguito alle dimissioni del premier Ehud Olmert, accusato di corruzione, e dopo la guerra a Gaza sempre meno israeliani sembrano credere a una pace possibile in tempi brevi.

Il disincanto verso la politica è ancora più forte fra gli arabo israeliani, circa il 20% della popolazione, dove potrebbe prevalere l'astensionismo e cresce la rabbia per l'intervento militare a Gaza. Dopo l'operazione 'Piombo fuso' sono crollati i consensi verso i partiti israeliani della sinistra, laburisti e Meretz, e molti ritengono che i partiti arabi siano privi di reale potere. L'aggressiva campagna di Lieberman non ha fatto che rafforzare il senso di estraniamento di questa parte della popolazione che si sente sempre più discriminata.