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Italia rischio terremoto: 46% delle scuole e il 41% degli ospedali

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Italia rischio terremoto: 46% delle scuole e il 41% degli ospedali

ROMA – Il 46% delle scuole, pari a 20.865, e il 41% degli ospedali in Italia, pari a 507, sono in aree ad elevato rischio di terremoti. E Napoli è la Provincia con il maggior numero di unità a rischio anche per frane e alluvioni. Si trovano in aree a rischio sismico potenzialmente elevato oltre 21.500 strutture tra scuole ed ospedali, per un totale di circa 4,7 milioni di utilizzatori. In quelle a rischio idrogeologico ricadono, invece, quasi 3.500 strutture in cui operano circa 139.000 addetti.

Tra le Province italiane, quella di Napoli ha il maggior patrimonio scolastico ed ospedaliero esposto all'alea sismica, 1.684 unità locali, pari all'89% del totale, ed idrogeologica, 361 unità locali, cioè il 19% del totale. Sono questi, in sintesi, alcuni dei principali risultati del "Rapporto sui settori scolastico ed ospedaliero italiano" realizzato dal Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, per Dexia Crediop, la banca per la finanza pubblica e di progetto, e presentato questa mattina a Roma in occasione del 10° Incontro Finanziario dell'Autonomia Locale promosso dall'Istituto di credito.

"Il nostro Paese è soggetto a terremoti che sono spesso meno gravi di quelli che colpiscono il Giappone. Da noi le vittime e i danni sono spesso maggiori. Chiediamoci perchè e agiamo per prevenire" ha commentato il presidente di Dexia Crediop, Mario Sarcinelli.

"Piangere i morti -ha aggiunto Sarcinelli – è atto di pieta', ma non previene i disastri: Bisogna prevedere e provvedere in tempo. In un Paese con alta instabilita' fisica del territorio e' un dovere del settore pubblico, ma anche di quello privato, di ciascuno e di tutti".

Per Lorenzo Bellicini di Cresme, inoltre, "un'azione di conoscenza e verifica degli edifici destinati alle funzioni scolastiche e ospedaliere che misuri le condizioni strutturali in relazione al rischio sismico e a quello idrogeologico è il presupposto per un piano di interventi preventivi in grado di ridurre i rischi e incentivare l'economia del paese".

Secondo il "Rapporto sui settori scolastico ed ospedaliero italiano" realizzato dal Cresme per Dexia Crediop, il rischio sismico è elevato per gran parte dei Comuni italiani, raggruppando quelli in cui è alto o medio secondo la classificazione del Dipartimento di Protezione Civile. Perciò, sottolinea il Rapporto, molte infrastrutture pubbliche sono a repentaglio.

Le scuole che si trovano nelle zone a rischio elevato sono circa 21.000 e sono frequentate da quasi 4,5 milioni tra addetti e studenti. In particolare, le 3.765 strutture esistenti in zona ad alto rischio sono utilizzate da circa 561.000 persone (88.500 addetti e circa 472.500 studenti).

Gli ospedali in zone a rischio elevato di terremoto sono 507, di questi, sono 74 (con circa 26.000 addetti e 9.000 posti letto) quelli che ricadono nelle zone più pericolose. Tra le Province con le maggiori quote di scuole e ospedali in aree a rischio sismico elevato rientrano Napoli (1.684 unita' locali, 89% del totale), Cosenza (960, pari al 100%) e Catania (890, cioè il 100%).

In tema di rischio idrogeologico (frane e alluvioni), lo studio evidenzia come siano esposte in misura elevata 3.458 scuole per un totale di quasi 100.000 addetti ed 89 ospedali con oltre 40.000 addetti. Tra le Province nelle quali maggiore è il numero di scuole e ospedali piu' esposti al rischio idrogeologico rientrano Napoli (361 unità), Torino (207) e Caserta (176).

La pericolosità degli eventi sismici o diei dissesti drogeologici, sottolinea ancora il Rapporto, è amplificata, come purtroppo emerso anche di recente, dall'elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano: il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 e la normativa antisismica è entrata in vigore nel 1974.

Secondo il Rapporto realizzato dal Cresme, la vetustà non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma è sicuramente indicativa della tecnica costruttiva e del non utilizzo di tecnologie antisismiche. Anche gli edifici costruiti successivamente al 1974 potrebbero non essere conformi alla legge oggi vigente, poiché la mappa della pericolosità del territorio è stata modificata più volte negli anni.

Dal punto di vista finanziario, infine, lo studio evidenzia i costi degli eventi sismici, delle frane e delle alluvioni degli ultimi anni: la Protezione Civile valuta in oltre 100 miliardi di euro il costo cumulato dei terremoti negli ultimi 40 anni; ingenti anche le spese di ricostruzione dovute al dissesto idrogeologico, mentre le stime Upi-Ministero dell'Ambiente degli investimenti necessari per la messa in sicurezza dell'intero territorio nazionale superano i 33 miliardi di euro.

Articlolo scritto da: Adnkronos