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‘L’ingiustizia assoluta’: una mostra sull’eccidio di Civitella

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‘L’ingiustizia assoluta’: una mostra sull’eccidio di Civitella

La certezza della morte di Helga Elmqvist e del marito Giovanni Cau si ebbe soltanto nel 1950, quando i loro corpi furono ritrovati, casualmente, dagli operai della Fornace Focardi di Monte San Savino che scavavano fra la sabbia destinata alla realizzazione di mattoni. Lì erano stati fatti occultare, secondo le risultanze del processo intentato dalla Procura Militare della Spezia, perché Helga era cittadina svedese e, in quanto tale, "protetta" dagli accordi fra Germania e Svezia non poteva essere fucilata. Invece, il capitano Heinz Barz, colui che pianificò e diresse la strage del 29 giugno 1944 a Civitella, Cornia, Gebbia e San Pancrazio, sospettando che i Cau fossero spie dei partigiani, prima li fece recludere a Villa Carletti, presso Monte San Savino, poi li fece fucilare e ne fece occultare i corpi, esclusivamente per tutelare la propria carriera militare quando si accorse di aver commesso un ulteriore abuso all’interno della strage che costò la vita a quasi 300 inermi civili nell’area fra Civitella, Cornia e San Pancrazio. A loro, in particolare, è dedicata la mostra, curata da Enzo Gradassi, "L’ingiustizia assoluta. Memoria di un progetto di vita e della sua distruzione. Gebbia di Civitella in Val di Chiana 1944" che sarà inaugurata venerdì 16 gennaio alle ore 19.00 presso i locali dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Arezzo (via Guido Monaco, 17) e resterà allestita fino al prossimo 15 febbraio. Sempre il 16 gennaio, alle ore 17.00, si terrà un incontro all’Istituto Commerciale "Buonarroti" (piazza della Badia), al quale parteciperanno l’Assessore alla Cultura Emanuela Caroti,il Sindaco di Civitella in Val di Chiana Massimiliano Dindalini, la Presidente dell’Associazione "Civitella ricorda" e Nia Cau Wetterholm figlia della coppia assassinata. La mostra ripercorre il sogno di questa coppia di intellettuali che credette di sfuggire la guerra rifugiandosi nel minuscolo abitato di Gebbia. Il loro progetto di vita trovò un tragico epilogo nelle giornate della strage di Civitella in Val di Chiana e per lungo tempo, in assenza di notizie, i tre figli li credettero deportati in Germania, fino al casuale ritrovamento dei corpi. Figlia di artisti, Helga conosceva 7 lingue ed era traduttrice delle favole nordiche (tra cui Handersen) e raffinata illustratrice cresciuta nell’ambiente artistico fiorentino degli anni ‘30. Giovanni, originario di Cagliari, era invece un professore di scienze naturali a Firenze, presso la scuola degli Scolopi ed autore di testi ad uso scolastico, biografie di scienziati e, assieme ad Helga, favole. La mostra ed il catalogo, sono il tentativo di leggere l’eccidio di Civitella da un inedito punto di vista: non quello dell’annosa polemica sulle colpe, ma dall’interno, dal punto di vista delle vittime e della impossibilità di concretizzare i loro progetti di vita. Oltre agli originali dei libri di Helga e Giovanni (che al termine della mostra verranno donati alla Biblioteca comunale di Civitella che costituirà un apposito fondo librario), in mostra anche una grande riproduzione, sfogliabile dai visitatori, di Micione, una favola di Giovanni Cau splendidamente illustrata con incisioni di Helga Elmqvist, che fu pubblicata nel 1929 da Hoepli.