Home Cronaca La rabbia di Sollecito: ‘Non ho ucciso io Meredith’

La rabbia di Sollecito: ‘Non ho ucciso io Meredith’

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PERUGIA – "Non ho ucciso Meredith. Non ero in quella casa quella notte". E' quanto ha detto Raffaele Sollecito ai giudici della corte d'Assise di Perugia, davanti alla quale si sta svolgendo il processo che lo vede imputato insieme ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. "Spero che il vero colpevole confessi – ha continuato Sollecito – vi chiedo di restituirmi la mia vita. So che lo farete perche', nonostante tutto, nonostante quello che sto vivendo sia molto pesante, ho ancora fiducia nella giustizia".

Inoltre, facendo riferimento a cosa – secondo l'accusa – lo avrebbe spinto a uccidere Meredith, ha proseguito: "Non trovando alcun motivo dicono che sono una specie di cane al guinzaglio. Un 'Amanda-dipendente'. Avevo conosciuto Amanda solo pochi giorni prima del delitto. Era un rapporto ancora tutto da verificare, erano i primi tempi, primissimi. In un rapporto di questo genere non esiste nessuna dipendenza – ha aggiunto Raffaele – se Amanda mi avesse chiesto di fare qualcosa che non condividevo avrei detto di no. Figuriamoci se mi avesse chiesto di fare qualcosa di terribile, come uccidere una ragazza. Non sono un violento, non lo sono mai stato".

E il pm Manuela Comodi, nel corso della replica davanti alla Corte d'Assise di Perugia, ha sottolineato che la mattina del 2 novembre Raffaele Sollecito chiamò il 112 per denunciare un furto cinque minuti dopo l'arrivo della polizia postale nel casolare di via della Pergola, dove è stata uccisa la studentessa inglese. Raffaele "chiama i carabinieri per allontanare da se' i sospetti – ha spiegato il pm, che ha ricostruito gli orari in base alle telecamere del parcheggio di fronte alla casa del delitto che ripresero l'arrivo degli agenti – per fare questo non serve una mente criminale".

Articlolo scritto da: Adnkronos