Home Cronaca Lettera con minacce alla redazione milanese de ‘L’Unità’

Lettera con minacce alla redazione milanese de ‘L’Unità’

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MILANO – Un plico, contenente una lettera ciclostilata di 4 pagine con minacce al mondo della politica e dell'informazione, è stato recapitato questa mattina, intorno alle 11, nella sede de 'L'Unità' in via Da Recanate a Milano (IL VOLANTINO). Sul caso indaga la polizia.

La lettera, firmata 'Nuclei di azione territoriale Luca e Anna Maria Mantini' (con riferimento ai due terroristi dei Nuclei armati proletari uccisi nella metà degli anni '70), inneggia alla Lotta armata.

''Scegliamo ora la strada della propaganda armata e della violenza diffusa perché ogni altra strada ci è stata preclusa dal REGIME'', si legge nel documento elaborato e condiviso da cinque nuclei (Milano, Torino, Bergamo, Lecco e Bologna), e dal titolo 'Rispondiamo alla violenza legalizzata del regime per una propaganda armata delle lotte sociali''. Nella lettera i rappresentanti si scagliano contro il governo e non risparmiano gli industriali, 'il monopolio televisivo ed i giornali', la chiesa 'cattolica e oscurantista', la destra e il Partito democratico. Nel messaggio di rivendicazione si sottolinea come ''di fronte ad un regime che utilizza fascismi, nazismi, leghisti e fanatici cattolici, gli strumenti della democrazia formale non bastano più. E' ora di concludere i discorsi e dare inizio all'azione''.

La lotta, secondo i firmatari del documento ''Va accompagnata da una propaganda anche armata'', inoltre ''occorre creare una diffusa e capillare propaganda armata partendo dal basso e dai territori''. Una scelta ''difficile e obbligata, di azione armata'' che per il gruppo ''darà la spinta ad un profondo rivolgimento sociale e scuoterà le coscienze''. Un'azione da intrepredere con ''Avanguardie armate'' o ''piccoli nuclei diffusi'' nel quadro di un ''conflitto di lunga durata. La lotta violenta è necessaria e adeguata in questa fase, ma non e' una scelta irreversibile''. Gruppi per ora costretti a essere clandestini, ma anche ''a dare battaglia. Non c'è più spazio per la logica del rinvio a domani''.

Chiaro l'intento del gruppo: ''Non vogliamo costituire nessun partito armato o combattente, né scimmiottare il terrorismo; vogliamo, invece, creare avanguardie che sappiano unire precise ed esemplari azioni di autodifesa, anche armata, alle lotte dei lavoratori, nelle scuole, nei quartieri, per il diritto alla casa, al sapere, per la fine della precarietà del lavoro e nella vita''.

Di fronte a una situazione di ''regime'' occorre ricorrere alla lotta, è questo in sintesi il messaggio della lettera, imbucata probabilmente a Milano. L'indirizzo è stato scritto con un normografo e il timbro postale è del centro postale di Peschiera Borromeo. Secondo il gruppo ''è arrivato il momento dello scontro diretto con il REGIME. L'unico linguaggio che i servi del REGIME hanno dimostrato di saper intendere è quello delle armi''. ''Ribelliamoci per il comunismo? Leggere, diffondere, passare all'azione'' è l'invito finale del documento, che probabilmente è lo stesso recapitato, venerdì scorso, nella sede bolognese dell'Unità e del quotidiano Il Resto del Carlino.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign