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Mangiare bene, spendendo il giusto

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ROMA – Tempi di cenoni e grandi abbuffate. E per ridurre le frodi alimentari può essere sufficiente seguire alcuni dei criteri che permettono al consumatore di capire la qualità dei prodotti, anche in rapporto al prezzo, senza avere particolari cognizioni. Su questo tema, l'Unione Nazionale Consumatori ha raccolto alcuni esempi, tralasciando i prodotti DOP (la 'denominazione di origine protetta' che estende la tutela del marchio nazionale DOC a tutto il territorio europeo), i DOC appunto (denominazione di origine controllata), IGP (prodotti a indicazione geografica protetta) e STG (specialità tradizionali garantite).
Prosciutto crudo stagionato: può avere questa denominazione solo se è stagionato almeno 7 mesi senza stufatura, cioè 'stagionatura accelerata' con aria calda.
Prosciutto cotto di alta qualità: il tasso di umidità non deve superare il 75,5% e non possono essere aggiunti polifosfati (che trattengono l'acqua) né amidi, fecole, proteine del latte, proteine di soia e gelatine alimentari.
Latte fresco pastorizzato: il trattamento termico è poco spinto e conserva meglio le caratteristiche organolettiche e nutrizionali; meglio ancora il fresco 'di alta qualità'.
Uova extra: denominazione riservata solo a quelle freschissime.
Burro tradizionale: ricavato solo da crema di latte e non dal siero.
Passata di pomodoro: ottenuta solamente da pomodoro fresco e non da un miscuglio di acqua e concentrato di pomodoro.
Pelati di qualità superiore: denominazione riservata dalla legge a quelli che hanno più zuccheri e meno acidità (che sono gli indici di maturità del pomodoro), più residuo secco, meno bucce e muffe tollerate. Attenzione alla denominazione similare 'qualità selezionata' che non significa nulla.
Olio extra vergine d'oliva: solo quello ricavato dalla frantumazione delle olive, senza procedimenti chimici.
Confettura extra: contiene più frutta della confettura normale, in genere 450 grammi per chilo di prodotto.
Cioccolato puro: denominazione riservata a quello che non contiene oli tropicali o altri grassi vegetali.
Cioccolato finissimo o superiore: deve avere almeno il 43% di cacao.
Pane fresco: denominazione riservata solo a quello tradizionale, ''fatto secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione o alla conservazione prolungata delle materie prime (i precotti)''.

Articlolo scritto da: Adnkronos