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Memorie ritrovate di un antico infanticidio

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FIRENZE – Cronache di trecento anni fa. Nella Bologna del 1709 un disperato caso di infanticidio diventa crocevia di un acceso dibattito in cui principi teologici, morali e scientifici si scontrano intorno all'essenza della vita e alla natura dell'anima. Ma cosa si può conoscere di chi sta ai margini della società o vi si affaccia solo per nascere e subito morire?
Quest’antica domanda è al centro di una delle più recenti e lucide ricerche di Adriano Prosperi, ordinario alla Normale di Storia dell’Età della Riforma e della Controriforma. E il libro che ne è scaturito (Dare l'anima. Storia di un infanticidio, Einaudi, pagine 373, € 24) è il tema di Caffè letterario Galileo di domani, giovedì 30 luglio, come sempre a Palazzo Strozzi nel contesto della mostra Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio.
Insieme all’autore ne parlerà Paolo Galluzzi, direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza, nonché curatore dell’esposizione e presidente della Fondazione Rinascimento Digitale, che appunto organizza le serate di Caffè letterario Galileo.
La fosca vicenda di Lucia, ragazza madre processata e giustiziata per aver ucciso il figlio neonato, rispecchia quella di moltissime donne della sua epoca. Un caso, dunque, che si situa nel quadro delle concezioni dell'identità umana e dei rituali elaborati per fissare i confini tra i vivi e i morti.
E’ una storia emblematica che pone problemi moralmente inquietanti e ancora per molti aspetti attuali. La vita di una giovane si intreccia con quella del figlio da lei concepito, partorito e ucciso. La vita e la morte del bambino derivano da lei e reagiscono su di lei in un legame indissolubile, di cui è parte essenziale la violenza fatta e subita.
La ricerca di Prosperi ha condotto in direzioni diversissime: accanto a esigue tracce anagrafiche e processuali Dare l'anima esplora il vasto territorio occupato dall'infanticidio come peccato e delitto, come pratica diffusa nella società cristiana e come ossessiva proiezione mentale contro l'umanità ‘altra’ di ebrei e streghe.
Accanto alla lunga disciplina per convogliare la riproduzione umana nel matrimonio il libro fa emergere il peso di un’intera tradizione teologica e medica nell'indagare le forme della trasmissione della vita nel contesto di una religione dominata da un Dio diventato uomo in un corpo di donna. Fissare l'attimo iniziale della vita fu ed è il problema su cui si sono venute progressivamente concentrando conoscenza scientifica e dottrine religiose.
La sorte di Lucia e quella di suo figlio appaiono così inestricabilmente legate al modo in cui quella cultura risolse un problema ricorrente nella storia delle nostre civiltà: se esista e in che cosa consista la speciale natura dell'essere umano.
Anche in questa circostanza Prosperi ci ha regalato un magnifico lavoro storiografico: serio, preciso, esaustivo, coinvolgente e accattivante anche nei suoi richiami filosofici.