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Musica nei pubblici esercizi: replica di SCF a Confesercenti

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MILANO – Con riferimento all’articolo pubblicato in data odierna sul portale Arezzoweb.it “Confesercenti per la musica nei locali, diffida SCF”, Sergio Paolella, Direttore Commerciale di SCF Consorzio Fonografici, precisa quanto segue:


“Quanto affermato da Confesecenti non è corretto e contribuisce ad alimentare confusione presso gli esercenti che, al contrario, necessitano di una chiara e corretta informazione sulle norme che regolano la diffusione in pubblico di musica. Si tratta di un tema talora oggetto di aspre polemiche e strumentalizzazioni, nonostante il quadro normativo di riferimento sia estremamente chiaro e preciso.

E’ un fatto che anche in Italia – così come già da tempo negli altri Paesi europei – il pagamento dei diritti discografici è dovuto per legge da tutte le imprese e organizzazioni no profit che utilizzano in pubblico musica registrata. Le Direttive dell’Unione Europea e la legge italiana sul diritto d’autore sono chiare: riconoscono e tutelano, anche penalmente, sia i diritti degli autori e degli editori (gestiti da Siae), sia i diritti dei produttori e degli artisti interpreti che realizzano le registrazioni musicali.

E’ un fatto che più sentenze in sede civile e penale hanno riconosciuto la legittimità ad operare di SCF, consorzio largamente rappresentativo dell’intero comparto, al quale aderiscono circa 300 imprese che fatturano oltre il 95% del valore del repertorio discografico nazionale e internazionale pubblicato in Italia.

È un fatto che il Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiamato a pronunciarsi proprio con specifico riguardo al caso dei pubblici esercizi, nel novembre 2008 ha non solo riconfermato la legittimità delle richieste di SCF, ma ha anche chiarito che il Regolamento di Esecuzione, strumentalmente richiesto da Confesercenti, in realtà già esiste dal lontano 1975. Infine, il Comitato ha precisato a chiare lettere che il compenso in questione è dovuto anche nel caso in cui l’esercente utilizza apparecchi radiofonici e/o televisivi.

È infine un fatto che il pagamento dell’equo compenso a SCF è dovuto dal singolo pubblico esercizio, indipendentemente dall’esistenza di accordi con organizzazioni di categoria, alle quali è riconosciuto il ruolo di agevolare i propri associati nell’adempimento degli obblighi di legge, non quello di impedire il legittimo esercizio di diritti riconosciuti per legge ad altre categorie produttive. Primarie associazioni di categoria quali Confcommercio, FIPE, Federalberghi, Federdistribuzione, Federmoda, Confindustria, la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) hanno ritenuto di operare nell’interesse dei propri associati concludendo accordi con SCF. Ci domandiamo quando Confesercenti deciderà finalmente di svolgere quel ruolo istituzionale che le compete per storia e rappresentatività. Da parte nostra, siamo e saremo sempre disponibili ad avviare un confronto al quale Confesercenti ha fin qui ritenuto di sottrarsi.
Per qualsiasi informazione le imprese interessate possono contattare il nostro n. verde 800.429060. Ulteriore materiale informativo di approfondimento è disponibile sul nostro sito www.scfitalia.it.”

Articlolo scritto da: SCF Consorzio Fonografici