WASHINGTON – Il Pentagono ha autorizzato la diffusione, che avverrà il 28 maggio, di centinaia di fotografie in cui vengono documentati gli abusi commessi da militari e contractors americani contro i detenuti ad Abu Ghraib, e in circa altri cinque carceri non solo in Iraq ma anche in Afghanistan, immagini prima d'ora censurate in nome della protezione dei militari in missione all'estero e della privacy dei detenuti. Si tratta di 44 fotografie a cui si aggiunge ''un numero sostanziale'' di altre immagini raccolte dagli inquirenti militari in questi anni.
''Queste fotografie costituiscono una prova visiva che gli abusi sui prigionieri da parte del personale americano non sono stati una aberrazione, ma un fenomeno diffuso, molto oltre le mura di Abu Ghraib'', ha spiegato Amrit Singh, avvocato della American Civil Liberties Union, una ong per la difesa dei diritti civili che ha citato in giudizio il dipartimento della difesa per consentire la pubblicazione del materiale e che lo scorso settembre ha vinto la causa alla corte d'appello di Manhattan.
Dopo che a marzo era stata respinta la richiesta presentata dalla precedente amministrazione per una revisione della sentenza, il Pentagono ha reso noto in una lettera inviata al tribunale distrettuale di Manhattan di aver accettato l'ingiunzione, rinunciando a fare ricorso alla Corte suprema.
La diffusione di queste immagini ''è fondamentale per aiutare l'opinione pubblica a comprendere le dimensioni degli abusi sui prigionieri e per individuare le responsabilità dei funzionari di alto rango per aver autorizzato tali abusi'', ha aggiunto Singh.
Le prime immagini degli abusi (detenuti tenuti al guinzaglio, assaliti da cani e altre forme di abuso e intimidazione commessi ad Abu Ghraib) furono diffuse nel 2004. Il Pentagono avviò alcune inchieste, che si conclusero con l'incriminazione di diversi militari, la maggior parte di loro di grado basso (secondo il Pentagono 400 persone hanno ricevuto sanzioni disciplinari, dal richiamo alla detenzione, per aver maltrattato detenuti).
Articlolo scritto da: Adnkronos