Home Cronaca Telefonate private dall’ufficio? Solo poche e urgenti

Telefonate private dall’ufficio? Solo poche e urgenti

0
Telefonate private dall’ufficio? Solo poche e urgenti

ROMA – Le telefonate private dall'ufficio sono lecite se "sporadiche" e "urgenti". Tutte le altre, specie se fatte per puro divertimento, mettono il dipendente pubblico a rischio di condanna per il reato di peculato. Con un vero e proprio vademecum per gli impiegati, la Sesta sezione penale della Cassazione afferma che "l'uso privato dell'apparecchio telefonico comporta l'appropriazione (non restituibile) delle energie necessarie alla comunicazione, di cui l'impiegato ha disponibilità per ragioni di ufficio" per cui rientra nel reato punito dall'art. 314 c.p. l'"uso smodato" e "non episodico" del telefono aziendale per fini privati.

Applicando questo principio, la Suprema Corte (sentenza 21165) ha confermato la condanna per peculato continuato nei confronti di Giovanni A., segretario del reparto di otorinolaringoiatria dell'ospedale 'Giaccone' di Palermo, colpevole di avere effettuato, tra l'aprile del 2000 e il maggio di due anni dopo, numerose telefonate private, anche in paesi esteri come la Romania, la Germania, l'Ucraina. Chiamate che l'impiegato, condannato anche per abuso d'ufficio, come spiega la sentenza, non faceva tanto spinto da "pressanti esigenze di relazione" ma per "soddisfare la sua sfera ludica (frequenti contatti, anche internazionali, con appassionati di caccia)" per un valore di energie sottratte pari a 2354 euro.

Piazza Cavour è anche intervenuta sull'educazione dei figli. Secondo gli ermellini, non è 'diseducativo' accontentare i figli su tutto accordando loro un pingue mantenimento. Soprattutto se la prole ha dei genitori benestanti. Accogliendo il ricorso di una madre separata di Montepulciano, ha sottolineato che l'art. 147 c.c. ''obbliga i genitori a far fronte ad una molteplicità di esigenze, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese all'aspetto abitativo, culturale, scolastico, sportivo, sanitario, sociale, all'assistenza morale e materiale'', insomma ''alla opportuna predisposizione, fin quando l'età dei figli lo richieda, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione''. La vicenda analizzata dalla prima sezione civile riguarda una coppia di genitori separati, Alessandra B. e Marco C. al quale il Tribunale di Montepulciano, nel novembre 2004, in sede di separazione aveva imposto al marito di mantenere le due figlie minorenni con 1.100 euro ciascuna al mese, oltre al 50% delle spese per esigenze mediche (alla moglie era stato assegnato un mantenimento di 500 euro mensili).

Exit mobile version