AREZZO – L’assessorato alla cultura del Comune di Arezzo organizza alla Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Piazza San Francesco la mostra a cura di Giovanni Faccenda, Catalogo Giorgio Mondadori Editore, “Walter Lazzaro – Angiolo Volpe. Richiami invisibili”. Dal 24 settembre al 1 novembre con orario 10.30/18.30, ingresso gratuito e giorno di chiusura lunedì. A proposito del catalogo, il curatore Giovanni Faccenda ha tenuto subito a precisare, nel corso della presentazione alla stampa dell’evento, che “è il primo edito da Giorgio Mondatori per una mostra ad Arezzo. Questo significa che potrà contare su una distribuzione a carattere nazionale di cui usufruirà la città in termini di immagine e promozione”.
Un sogno che si avvera per Angiolo Volpe: “Arezzo è una tappa fondamentale di un ciclo di mostre che farò nei prossimi anni. Walter Lazzaro, per me che faccio pittura dal 1963, è stato ed è il modello da cui sono partito per sviluppare la mia riflessione sulla luce. Oltre a esporre accanto ai suoi quadri, grazie a questa galleria comunale posso ricongiungermi idealmente con Piero della Francesca i cui affreschi, Lazzaro prima di me e in seguito il sottoscritto, abbiamo ammirato nella vicina chiesa di San Francesco. Di più, non potevo chiedere”.
“Questa mostra – ha commentato il curatore Giovanni Faccenda – è un ritorno alla pittura, all’arte di un secolo, il Novecento, che lungi dall’essere concluso resta nei nostri ricordi e vi sopravvivrà ancora per molto. Walter Lazzaro, uno dei protagonisti del Novecento italiano, stimato da Giorgio De Chirico, torna ad Arezzo dove s’innamorò perdutamente di Piero della Francesca all’epoca del servizio di leva. Esponiamo oltre 60 opere, oli di Walter Lazzaro e pastelli di Angiolo Volpe, che hanno come protagonista assoluto il mare: il mare di Lazzaro, che ritorna a scandire emozioni struggenti, liquide, al far del giorno come al primo annuncio della sera, quando l’assenza diventa essenza e il silenzio una condizione necessaria, evocativa di voci, ricordi e suoni. Il mare di Volpe, con i suoi tramonti, accesi di luci madreperlacee e vividi colori, che egli rincorre con indomita ostinazione, come per dare appagamento a un’urgenza interiore, silente fra gli enigmi del cuore e i rovelli dell’anima.
Tra i due artisti – conclude Faccenda – non corre il mero rapporto maestro-allievo, quanto piuttosto una comunione di intenti nel nome dell’altezza metafisica del silenzio”.