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A tu per tu con Ezio Guaitamacchi

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A tu per tu con Ezio Guaitamacchi

AREZZO – Ezio Guaitamacchi inizia a occuparsi di musica nei primi anni Settanta. Oggi è scrittore, autore e conduttore di programmi musicali su Sky (tra gli altri con Gegè Telesforo) nonché direttore della rivista Jamonline. E’ autore inoltre di numerosi libri come “Le 1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita” e “Peace & Love”, sulla psichedelia californiana.

Decidiamo di contattarlo telefonicamente per farci raccontare innanzitutto il magico incastro di date e orari che ha reso possibile la sua presenza al PLAY ART FESTIVAL sabato 24 luglio 2010 alle ore 23.30 in Piazza San Francesco.

Ciao Ezio e grazie di aver accettato la nostra intervista.
Grazie a Voi.

Partecipare al PLAY ART FESTIVAL è stato davvero difficile?
Nel mese di luglio sono in tour per l’Italia a presentare il mio nuovo libro “Delitti Rock”. Oltre alle presentazioni ho alcuni impegni di conduzione e direzione artistica di Festival come al “Just Like a Woman” di Savona. In particolare il 21 luglio presenterò il concerto di Dionne Warwick e il 25 luglio il concerto di Sarah Jane Morrison. Inoltre il 26 luglio sarò impegnato a Genova con il concerto di Gary Moore. Ma non potevo certo mancare al PLAY ART FESTIVAL anche perché sono molto felice di venire a Arezzo nel giorno del concerto dei Litfiba, una eccezionale occasione per rivedere Piero e Ghigo assieme.

A proposito di “Delitti Rock”, è davvero una indagine sulla scena del crimine questo libro?
E’ un libro di musica scritto come un thriller noir. Tante storie di artisti, scomparsi in circostanze misteriose, che con la loro creatività hanno cambiato la scena musicale. Ho deciso di raccontare il mistero delle quattro “J” che vede protagonisti Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, il Club J27. Storie di personaggi che probabilmente con la loro musica hanno cambiato o stavano cambiando la società.

Un'indagine minuziosa e approfondita, quasi una indagine del RIS?
Direi proprio di si. Di rock si vive ma anche si muore.

Quando ti è venuta l’idea di scrivere “Delitti Rock”?
Sono molti anni che ci stavo pensando ma se devo identificare un momento, un episodio, direi dopo aver appreso il caso della povera Lana Clarkson, l’attrice hollywoodiana uccisa da Phil Spector.
Ti posso dire che Lana era una mia amica: era stata mia ospite una decina di anni prima quando sperava di “trovare l’America in Italia”. Poi non l’ho più sentita per molto tempo: ho letto di lei sui giornali perché il “caso Phil Spector” è stato uno degli open case più famosi d’America. Gli avvocati della difesa hanno tentato in tutti i modi di fare passare l’omicidio per un suicidio: niente di più falso. Hanno pure detto che Lana fosse ubriaca e drogata. Posso assicurare che la cosa più pericolosa che a Lana piaceva bere era latte e menta. Per fortuna, giustizia è stata fatta. Ai tempi, ho comprato un instant book sul caso di Lana e ho pensato che fosse interessante ricostruire tutte le morti misteriose di un secolo di musica. Scrivendole come fossero storie noir, partendo dalla scena del crimine.

Quale “Delitti Rock” hai voluto quindi raccontare nel tuo libro?
Sono moltissimi e davvero stravaganti i casi come il cadavere trafugato di Gram Parsons, le morti stupide di Johnny Ace e Terry Kath (chitarrista dei Chicago), vittime di una sorta di roulette russa, le inquietanti circostanze o sfortunate coincidenze relative alla scomparsa di Keith Moon e Mama Cass, di Buddy Holly, di Duane Allman e del suo bassista, i tristi retroscena delle tragiche fini di Bessie Smith e Billie Holiday, le cupe storie dei suicidi di Nick Drake, Ian Curtis, Jeff Buckley.
Nulla comunque può battere i misteri e i quesiti ancora aperti nel caso di Kurt Cobain.

Quest’anno ricorre l’anniversario della scomparsa di Jimi Hendrix, Janis Joplin e il trentennale del delitto di John Lennon. Parleremo anche di questi “Delitti Rock” al PLAY ART FESTIVAL?
Assolutamente SI.
Lennon è una storia a parte e accade 10 anni dopo: è il classico caso di uno squilibrato che uccide il suo idolo per avere un giorno di celebrità.
Jimi Hendrix e Janis Joplin muoiono a due settimane di distanza, entrambi per pura e sfortunata fatalità, entrambi, però, per storie di droga. Una cosa tipica del periodo.
Il giorno seguente la morte di Jimi Hendrix, Janis Joplin viene intervistata da moltissimi organi di stampa diceva: “chissà cosa diranno di me quando sarò morta”.
“Tranquilla Janis”, la consolava la sua amica e amante Peggy Caserta, “due rockstar non posso morire nello stesso periodo. E poi tu non sei stupida”, faceva eco Seth Morgan, il ragazzo che la Joplin avrebbe dovuto sposare, “morire dopo uno come Hendrix più bravo e più famoso di te sarebbe una stronzata imperdonabile”
“Mi sa”, concludeva una Janis fatalista, “che anche stavolta Jimi mi ha fregato l’idea”

Racconterai quindi, ma non vogliamo anticipare nulla, del mistero delle 4 J ma anche di altri misteri cold case?
Paul Kantner, leader dei Jefferson Airplane, ha una teoria. Dice: “Gli anni 60 sono stati un periodo di sperimentazione, di esplorazione. E tutte le esplorazioni scientifiche sono pericolose: si rischia la vita. Alcuni di noi ce l’hanno fatta, altri no”. E’ una visione cinica ma estremamente realistica per dare un’idea di cosa ha voluto dire vivere in quegli anni sulla corsia di sorpasso.

Nelle storie che hai raccolto quanto c'è di “leggenda metropolitana” e quanto di ricerca scientifica?
Zero immaginazione, soltanto fatti.
Al PLAY ART FESTIVAL parleremo anche di “Rock e Servizi Segreti” raccontando come spesso la musica sia legata alla politica.
Che su John Lennon e molte star della musica degli anni 60 e 70 ci fossero files di CIA e FBI è cosa nota. Ma non credo esista alcun complotto. Non c’è una morte di una rockstar legata a motivi politici. Anche se…

Che ne pensi del panorama del rock internazionale di oggi?
Nulla di rivoluzionario, anzi.

Quando ci sono già stati Bob Dylan, Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd, Jimi Hendrix, che senso ha emularli oggi?

Che cosa pensi oggi della storia del rock?
La storia del rock è talmente affascinate, originale, creativa che non c’è bisogno di inventarsi altre teorie. Basta attenersi ai fatti: neanche uno genio del cinema sarebbe stato in grado di scrivere storie così sorprendenti, curiose, appassionanti come molte di quelle che ho raccontato nel mio libro.

Grazie Ezio, allora ci vediamo sabato 24 luglio ad Arezzo?
Ci vediamo e ci sentiamo perché sarò accompagnato da Brunella Boschetti e dalle mie chitarre. Ho deciso di raccontare “Delitti Rock” anche con un po’ di musica. Che ne dici?

Idea fantastica direi, grazie della chiacchierata.
A presto.