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Alt della Cassazione ad aggressioni in politica

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ROMA – In politica ''aggressioni'' e ''ritorsioni'' sono una ''amara consuetudine'' alla quale bisogna porre fine. Lo registra la Cassazione che invita i giudici ad essere più rigorosi nel sanzionare le risse politiche che provocano ''il diritto inviolabile della dignità della persona''.
Uno stop all'aggressività della politica che, secondo Piazza Cavour, è più che mai necessario ''nel rispetto di quella tolleranza e civiltà giuridica che le nostre tradizioni comuni devono evidenziare come regole di una comunità coesa da un fascio di valori giuridici ed etici non rinunciabili''.
Ad indurre la Suprema Corte a prendere posizione sulle troppe risse della politica, un ricorso, in parte accolto, del leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro che, a suo tempo, aveva querelato il critico d'arte Vittorio Sgarbi per la trasmissione 'Sgarbi quotidiani' trasmessa su Canale 5. Di Pietro chiedeva a Sgarbi e alla Rti un risarcimento di circa 25mila euro ritenendo che ''le reiterate contumelie'' nei confronti della sua persona nel corso della trasmissione fossero diffamatorie. In un primo momento il Tribunale di Roma nel febbraio 2001, aveva accercato la natura diffamatoria del contenuto della trasmissione e aveva condannato le parti convenute in solido a risarcire a Di Pietro la somma di 25 mila euro. Risarcimento che veniva negato dalla Corte d'Appello della Capitale nel maggio del 2005 sulla base dell'improcedibilita' della querela nei confronti del critico parlamentare.
Di Pietro ha insistito fino in Cassazione sostenendo che la ''esenzione da responsabilità del parlamentare'' non esimeva la rete televisiva dal controllo delle ''reiterate contumelie'' diffamatorie nei suoi confronti. La terza sezione civile (sentenza 16382) ha accolto sul punto la tesi difensiva del leader dell'Idv e, invitando i giudici ad essere più severi, ha sottolineato come ''la verifica della lesione del diritto, o la sua esclusione devono avere un diverso accertamento e una diversa motivazione, se si vuole porre fine ad una consuetudine amara di aggressioni e ritorsioni politiche, nel rispetto di quella tolleranza e civiltà giuridica'' che non possono prescindere dai ''valori giuridici ed etici''. Ora la Corte d'Appello di Roma dovrà riverificare la lesione dell'onore e della reputazione di Di Pietro sulla base del dettato della Cassazione.

Articlolo scritto da: Adnkronos