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Calderoli: ‘Lippi rinunci al suo stipendio e Abete si dimetta’

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Calderoli: ‘Lippi rinunci al suo stipendio e Abete si dimetta’

MILANO – ''Se qualcuno si assume la responsabilità di tutto, ho ascoltato Lippi, si assuma anche la responsabilità di rinunciare al suo stipendio''. Così Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa, interviene durante un convegno in corso a Milano dal titolo 'Le donne della Lega si incontrano', non risparmiando frecciatine ai giocatori e al ct degli azzurri.
Il ministro per la Semplificazione non risparmia neanche il presidente della Figc, Giancarlo Abete: ''Il presidente dice che il calcio è autonomo, ma i versamenti che riceve dal Coni dimostrano che non lo è. Si assuma la responsabilità di dimettersi''.
Quanto alla disponibilità data dalla Nazionale di devolvere, in caso di vittoria, il premio finale ai festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia, ''tutti sapevano che dopo due amichevoli si stava parlando di aria fritta perché il premio non si sarebbe visto'' commenta Calderoli. Che non si dice d'accordo sulla destinazione del premio: ''Abbiamo la ricerca sul cancro, i disoccupati, altre cose di cui preoccuparci''.
Anche se dice di non intendersi di calcio, il leghista non ha mancato comunque di sottolineare che ''lì qualcuno ignorava che la palla era tonda. Dove vogliamo andare se tutti i club hanno giocatori stranieri?''.
Sulla stessa linea anche Andrea Ronchi, ministro delle Politiche Comunitarie, che esorta Abete a farsi da parte. "Perché – Ronchi dichiara all'Adnkronos – non cambiare i vertici significa non cambiare filosofia e Abete non può far finta di non essere lui il vero responsabile di questo disastro". "Un passo indietro dei vertici delle istituzioni del calcio lo ritengo indispensabile ed eticamente doveroso", dice evidenziando la necessità di cambiamenti radicali nel governo del calcio.
"E' scandaloso – prosegue Ronchi facendo riferimento al panorama nazionale – ciò che sta accadendo ed è scandaloso anche il comportamento dei presidenti delle squadre di calcio, questa esterofilia da accatto che ha imbastardito lo sport più bello del mondo e ha portato ad avere una squadra italiana che non è italiana. Ci sono tanti giovani impossibilitati ad esprimere potenzialità per favorire scarti stranieri rispetto a valori italiani. Qualcuno mi spiegherà tanti passaggi economici su calciatori stranieri perché di campioni ce ne sono pochi, di brocchi tanti e di soldi tantissimi".
"Abete, invece di ammettere come un politico di serie B le proprie colpe pensando alla poltrona, deve riflettere su quante sono state le dimenticanze, quanti gli errori e quanti i silenzi rispetto all'invasione di giocatori stranieri di pessima qualità che hanno certamente impoverito il calcio italiano, impedendo a giovani di talento di giocarsi le proprie carte. Gli italiani – dice ancora Ronchi – devono avere la possibilità fin dalle serie minori di potere esprimere le proprie qualità e non entrare in concorrenza sleale soltanto perché il nome non è italiano".
A chi punta il dito contro il ct Marcello Lippi per l'esito disastroso della spedizione in Sudafrica, Ronchi replica: "La colpa non è di Lippi che aveva un suo schema ed è stato coerente. La colpa è di chi ha consentito di perseguire una strategia sbagliata. La colpa è di chi a un mese dal Mondiale ha scelto un nuovo allenatore, la colpa è di chi nel calcio italiano come nello sport in genere non tutela gli italiani limitando l'influsso, come i fatti dimostrano nella maggior parte dei casi assolutamente ininfluente, di stranieri".
Il ministro fa notare che "il presidente del Coni, Gianni Petrucci, aveva richiamato tempo fa giustamente all'esigenza di tutelare i vivai italiani. E' stato lasciato solo. Infine – conclude tornando al calcio giocato – se la squadra campione d'Italia e vincitrice della coppa dei Campioni non ha un italiano nella formazione non possiamo lamentarci se la nazionale ha il peggior risultato della sua storia".