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Caso Google, on.Motti: no alla censura, sì all’anonimato protetto

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Caso Google, on.Motti: no alla censura, sì all’anonimato protetto

BRUXELLES – «Ritengo che la recente sentenza del Tribunale di Milano che dichiara penalmente responsabili, per attività illecite commesse da terzi, i funzionari di Google, ponga la necessità di una riflessione anche in seno alle Istituzioni europee sull'attribuzione delle responsabilità relativamente agli eventuali contenuti illeciti caricati in Rete, si tratti di un motore di ricerca, forum, blog o social network. Da una parte è innegabile che gli operatori di Rete si trovino in molti casi nell'impossibilità oggettiva di poter valutare i contenuti pubblicati in internet, e pertanto una censura preventiva oltre a rivelarsi impraticabile, porrebbe in discussione la natura stessa della Rete come luogo di libertà d'espressione. D'altra parte, la capacità di diffusione della Rete, rende particolarmente pregiudizievoli eventuali contenuti illeciti e dovrebbe garantire l'identificazione immediata e certa degli utenti che li caricano. A tal fine è auspicabile che sia estesa anche ai motori di ricerca ed ai fornitori in Rete di contenuti la direttiva CE 2006/24 (riguardante la conservazione di dati generati o trattati nell’ambito della fornitura di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione). Personalmente sono particolarmente favorevole all'istituzione dell'anonimato protetto in Rete, che consentirebbe l'identificazione preventiva, da parte dei service provider, di coloro che pubblicano informazioni, immagini e filmati in Rete, garantendone tuttavia l'anonimato nei confronti degli altri utenti ed assicurando nel contempo una rapida individuazione da parte dell'autorità giudiziaria nel caso si verificasse un abuso nell'utilizzo di internet, che deve continuare ad essere spazio libero e democratico e di rispetto della dignità umana. L'istituzione dell'anonimato protetto, tramite cui i dati degli utenti che veicolano contenuti sarebbero conosciuti unicamente dai gestori del servizio, permetterebbe di liberare questi ultimi da qualsiasi responsabilità penale, garantendo l'immediata identificazione degli utenti che commettono illeciti, e assicurando nel contempo l'anonimato pubblico. In tal modo si allontana la pericolosa deriva del ricorso alla censura preventiva. In merito, ho già presentato un'interrogazione alla Commissione Europea, che ha ottenuto un'apertura al dialogo da parte della Vice Presidente Reding ed intendo dare seguito ad iniziative propositive in seno alle Istituzioni europee.»

On. Tiziano MOTTI
Deputato al Parlamento europeo

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