Home Attualità Compie 100 anni la cuoca di Togliatti: ‘Vorrei tornare a Roma’

Compie 100 anni la cuoca di Togliatti: ‘Vorrei tornare a Roma’

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Reggio Emilia (Adnkronos) – Compie cento anni la cuoca di Palmiro Togliatti e di Nilde Iotti. Adalgisa Maffei, ospite da vent'anni della casa di riposo 'Carlo Sartori' di San Polo d'Enza, in provincia di Reggio Emilia ha vissuto a lungo nella casa romana dei due esponenti del Partito comunista italiano e mettendo insieme i ricordi di allora esprime nel giorno del suo compleanno "un'unico desiderio: prima di morire – dice – vorrei vedere ancora una volta Roma".
Un sogno che non lascia indifferente il sindaco del Comune di San Polo d'Enza, Mirca Carletti. "Faremo del nostro meglio – spiega il primo cittadino all'ADNKRONOS – per cercare di realizzare il desiderio della signora Adalgisa". Il Comune non esclude, dunque, di organizzarsi per sostenere il viaggio a Roma dell'anziana, magari chiedendo l'aiuto di un'associazione di volontariato che la possa accompagnare.
La signora Maffei, che a casa Togliatti ha conosciuto personaggi come Giancarlo Pajetta, Giovanni Amendola e Giorgio Napolitano, era presente anche il giorno dell'attentato a Togliatti, il 14 luglio 1948, quando fu colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre usciva da Montecitorio con Nilde Iotti. "Lo ricordo come se fosse qui – racconta Adalgisa – quando lo portarono via in barella, Togliatti mi vide e mi fece un cenno di saluto con la mano".
"Ho tanti anni e sono ancora qui, e' un mistero" osserva, scherzando con il sindaco Carletti, che per il suo compleanno le ha portato un'orchidea. Un omaggio istituzionale che viene riservato a tutti i cittadini centenari e quest'anno, a San Polo D'Enza, sono stati ben cinque su circa 5.800 abitanti.
"Ora sono in carrozzina perche' ho fatto tanti chilometri a piedi per vedere le chiese e i monumenti di Roma, una citta' bellissima che mi e' rimasta nel cuore" continua la centenaria che ricorda com' e' iniziato il suo rapporto con la coppia Togliatti-Iotti. Lei frequentava i comizi di Nilde Iotti nel reggiano e alla fine di ogni comizio andava a salutarla, per questo Nilde la conosceva e sapeva che era una cuoca rinomata.
"A Roma Nilde aveva una cuoca friulana che pero' non era capace di cucinare – precisa – Allora la Iotti disperata e stanca di dover andare a mangiare in un'osteria, e' venuta a Reggio a prendermi e mi ha portato a Roma". E fu un trionfo di cucina emiliana per la casa di Togliatti sempre piena di ospiti. Tra i piatti preferiti "grandi sfoglie tirate a mano, tagliatelle lunghe da cucinare con il ragu', cappelletti, tortelli e gnocchi di patate ma anche qualche semplice risotto pilaf quando in casa non c'erano ospiti".
"Mi volevano bene e mi tenevano in considerazione" ricorda Adalgisa con nostalgia, mostrando una fotografia, scattata l'8 agosto 1953, in cui compare con Palmiro e Nilde in vacanza a Courmayeur. Togliatti era riconoscente e alla fine di ogni pranzo le faceva i complimenti. Non manca qualche particolare, come quello secondo cui Togliatti non voleva che lei gli lucidasse le scarpe perche', dice, "se le voleva pulire da solo". La nonnina di San Polo ricorda anche i momenti brutti degli scontri politici: "Ho visto anche dei morti – prosegue – ma io ero al sicuro perche' siccome abitavo in una casa importante, era circondata dai carabinieri".
A causa della sua vita errante, Adalgisa si e' sposata tardi con Fedele Mondini, non ha avuto figli ed e' rimasta vedova presto. Le sono rimaste alcune nipoti che la vanno a trovare nella casa di riposo sampolese dove e' benvoluta da tutti: seduta sulla sua carrozzella, trascorre il tempo nell'atrio dove vede arrivare la gente. La nostalgia e' tutta per la capitale.
"Quando sono venuta via da Roma e sapevo che non sarei piu' tornata, sono stata al finestrino del treno finche' ho visto la campagna laziale e poi mi sono accasciata sul sedile sopraffatta dal dolore tanto che un signore mi ha chiesto se mi sentivo male, allora gli ho detto: mi sento male perche' lascio la citta' per sempre. L'unico desiderio che ho prima di morire – conclude – e' di vedere ancora una volta Roma".
Un desiderio, quello di Adalgisa Maffei, che trova la risposta anche di Oliviero Diliberto, segretario del Pdci: "Se la signora Adalgisa vuole rivedere la falce e il martello saremo onorati di ospitarla noi alla direzione del nostro partito". "Sono contento se la signora Adalgisa riusicira' a esaudire il suo desiderio -ha commentato il segretario del Pdci e portavoce della Federazione della sinistra- e spero possa farlo quanto prima, ma temo che restera' delusa perche' quella Roma che lei ha conosciuto 50 anni fa non esiste piu'".
La citta' e' profondamente cambiata e, soprattutto, sono scomparsi i luoghi-simbolo dell'iconografia comunista. "Delusa -insiste Diliberto- perche' non trovera' piu' il palazzo rosso di Botteghe Oscure ormai venduto a una societa' e pochi passi piu' in la', in via de' Delfini, non trovera' piu' il vecchio bar di Vezio, dove i capi comunisti andavano a prendere il caffe'. Se andra' in qualche sezione che era del Pci non trovera' piu' il simbolo. Ma se cerca la falce e il martello -conclude Diliberto- allora stia tranquilla che la ospiteremo noi".

Articlolo scritto da: Adnkronos