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Confesercenti: inesigibili le richieste del consorzio fonografici

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AREZZO – Indebite pressioni su ristoranti, bar e attività commerciali, per imporre un “balzello” legato all’uso della musica nelle proprie attività.
Sono sempre più numerose le telefonate ricevute da bar, ristoranti, alberghi, ma anche negozi di abbigliamento aretini con le quali si rivendicando supposti crediti, applicando somme e interessi e oneri a favore di un consorzio di fonografici (SCF). In alcuni casi gli operatori hanno ricevuto anche lettere con minaccia di ricorrere a vie legali,
Confesercenti ha già provveduto a diffidare tale consorzio ed ancora oggi continua a ribadire l’inesigibilità di tale “balzello”. Confesercenti invita tutti gli operatori a respingere queste indebite pressioni e a rinviarle al mittente.
“Scf vanta di aver stipulato – dichiara Stefano Micheli responsabile dei pubblici esercizi aderenti a Confesercenti – convenzioni con le associazioni di categoria. E da questo sembra trarre la legittimità a pretendere il pagamento delle somme richieste”.
“Come Confesercenti contestiamo – prosegue Micheli – la legittimità dell’imposta perciò la possibilità che Scf la possa pretendere”.
“Certamente – aggiunge il responsabile di Confesercenti – non la può pretendere dai soci Confesercenti in quanto l’associazione non ha sottoscritto alcun accordo con Scf. Perché non la può pretendere? La società dei fonografici ritiene di trarre la legittimità del pagamento in un provvedimento, contestato, e che ad oggi manca ancora di un regolamento attuativo che ad esempio stabilisca l’entità dell’equo compenso. E proprio per il fatto che non esiste un regolamento, a parere dei legali di Confesercenti, non esiste la legittimità di Scf a pretendere quanto chiede”.
“Confesercenti contesta e contesterà in futuro – conclude Stefano Micheli – anche presso le sedi del Governo, qualsiasi provvedimento che legittimi un ulteriore prelievo che si aggiunga a quello che gli esercizi già versano alla Siae. Tra l’altro tra le voci di spesa l’Scf indica 20 euro per un sopralluogo in molti casi fantasma. Chi li ha visti! L’invito per i pubblici esercizi in caso ricevano ancora richieste del genere, è quello di contattare Confesercenti”.