Home Attualità Decine di rapine ‘come Arancia Meccanica’

Decine di rapine ‘come Arancia Meccanica’

0

TORINO – Avrebbero compiuto almeno 30 rapine, o forse molte di più, anche 80. La banda scoperta dai carabinieri, per la quale sono scattati stamattina 10 arresti, 4 dei quali notificati a persone già in carcere, e un obbligo di firma, si era fatta notare in molti comuni della provincia di Torino, perché non si faceva scrupolo di aggredire clienti e titolari di oreficerie, rapinate persino all'interno di centri commerciali, tabaccherie e supermercati.
Modalità così violente che, secondo il capo della procura di Torino Giancarlo Caselli, "ricordano il film 'Arancia meccanica'". In un caso i malviventi hanno inseguito in auto la titolare di un negozio, per derubarla tamponando la sua macchina finché lei non è andata a schiantarsi contro un cancello. Poi però sono scappati, vedendo affluire troppa gente sul luogo dell'incidente.
Le indagini sono iniziate, ha spiegato Caselli, nell'ottobre scorso, in seguito ad alcune rapine particolarmente violente. Pedinamenti, intercettazioni e anche localizzazioni satellitari hanno permesso di individuare un po' alla volta il gruppo. Operavano in tre o quattro per volta. Uno, particolarmente bravo alla guida, faceva sempre il pilota. Gli altri partecipavano a turno. Nell'arco di questi mesi di indagine i carabinieri sono riusciti a bloccare già diversi di loro, così quattro erano già in carcere con l'accusa di porto d'armi abusivo. Oggi sono scattate le manette per altri sei, tra cui un minorenne. Per tutti l'accusa è rapina e aggressione. Per un undicesimo è scattata la misura cautelare dell'obbligo di presentazione. Si tratta nomadi sinti. Per questo motivo stamattina sono scattati anche controlli straordinari in due campi, quello di via Lega e quello di Vinovo.
Per compiere le rapine il gruppo rubava spesso anche auto di grossa cilindrata, che poi venivano truccate per aumentarne la potenza. La svolta nelle indagini, ha spiegato Caselli, è arrivata con l'individuazione del garage in cui il gruppo conservava le armi: pistole rubate, un fucile a pompa, asce e mazze da baseball. "Questa banda – ha sottolineato Caselli – stava diventando sempre più pericolosa e violenta, perciò era fondamentale fermarla in primo luogo sottraendole le armi. Anche in questo caso – ha aggiunto – le intercettazioni ambientali e telefoniche si sono dimostrate fondamentali. Depotenziare questo strumento – ha concluso – vorrebbe dire sparare un siluro sotto la linea di galleggiamento della sicurezza dei cittadini".

Articlolo scritto da: Adnkronos