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‘Di chi è l’acqua?’: assemblea pubblica alla Caritas diocesana

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‘Di chi è l’acqua?’: assemblea pubblica alla Caritas diocesana
Caritas

AREZZO – “Di chi è l’acqua?”. Se ne discuterà nell’assemblea pubblica che si svolgerà mercoledì 16 giugno a partire dalle 21 nei locali della Caritas diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Promosso da Acli, Aifo, associazione “Da cristiani in politica”, Caritas diocesana, Emmaus e Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, l’incontro nasce per approfondire la riflessione sul tema dell’acqua intesa come bene comune non mercificabile e dell’opportunità di una ripubblicizzazione nella gestione del servizio.

“L’incontro di mercoledì – spiega Alessandro Buti, vicedirettore della Caritas diocesana – nasce in seguito alla nostra adesione all’appello per l’acqua pubblica avvenuto due settimane fa. Anche altre realtà del mondo ecclesiale infatti, hanno deciso di condividere la nostra mobilitazione, e questo incontro pubblico rappresenta un punto di partenza per una riflessione comune proprio sul tema dell’acqua, e sull’opportunità di una sua ripubblicizzazione, sebbene su basi diverse rispetto al passato”. “I beni della Terra – aggiunge suor Rosalba Sacchi, direttrice emerita della Caritas diocesana – in quanto doni di Dio, devono essere a disposizione di tutti; sono un diritto universale. Purtroppo, dal nostro osservatorio del Centro di ascolto, notiamo come nel corso degli ultimi anni siano aumentate le richieste di contributo per le bollette dell’acqua; una cosa praticamente assente solo fino a pochi anni fa. Oggi invece, ricopre il 7% di tutti gli interventi che facciamo nel settore ‘aiuto alle famiglie’”.

“Abbiamo deciso di aderire all’iniziativa di mercoledì – continua Giovanni Grazzini, presidente dell’associazione ‘Da cristiani in politica’ – poiché crediamo che sia necessario fare un po’di chiarezza su questi temi. Oggi infatti, molti tra coloro che hanno sostenuto la privatizzazione oltre 10 anni fa, ritengono opportuna una nuova pubblicizzazione, mentre coloro che al tempo furono contrari, non vedono la necessità di tornare alla gestione pubblica”. “I beni comuni come aria e acqua – precisa padre Antonio Airò, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro – non possono essere ridotti a merce e portare in taluni casi all’esclusione degli ultimi. Serve una gestione pubblica oculata”. E sul sostegno o meno della raccolta di firme da parte del comitato per l’acqua pubblica aggiunge: “Bisogna raccogliere firme affinchè il referendum si faccia, senza che però venga ridotto a una contrapposizione ideologica, ma anzi, deve essere inteso come un’occasione di sensibilizzazione e confronto su temi così importanti e sui quali i cattolici devono dire la loro”.

“Da sempre siamo stati contrari alla privatizzazione dell’acqua – sostiene Massimo Acciai delle Acli di Arezzo -. E che ci avevamo ‘visto lungo’ lo testimoniano le 16mila firme raccolte ad Arezzo dal Comitato. Dove c’è la ricerca esclusiva del profitto, è scontato che prima o poi i più deboli ci rimettano. Così è successo a circa 8mila famiglie negli ultimi 10 anni ad Arezzo, che si sono viste slacciare l’acqua perché non ce la facevano a pagare le bollette”.

“Roul Follerau – conclude Emma Patroni dell’Aifo – ci ha insegnato a stare sempre vicini agli ultimi e a difenderli. La nostra adesione si spiega proprio in questi termini. Inoltre già da anni siamo impegnati sui temi dei cosiddetti ‘nuovi stili di vita’ e della salvaguardia del creato, e Lucio Beloni, del Comitato acqua pubblica, è un mebro della nostra associaizone”.