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Europa e Italia, due giustizie a confronto

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ROMA – Il dibattito sulle misure da adottare per migliorare la qualità della amministrazione giudiziaria è generalmente affrontato in termini di risorse più che in quelli di maggiore collaborazione tra i diversi attori. Questo il tema dell’incontro che si terrà martedì 16 marzo alle ore 13.00, presso il Dipartimento di Scienza politica dell’Università di Bologna, nell’ambito degli incontri di divulgazione scientifica promossi dal Dipartimento identità culturale del Cnr. Al seminario ‘La qualità della giustizia e l’indipendenza della magistratura’, parteciperanno Francesco Contini dell’Istituto di ricerca sui sistemi giudiziari del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsig-Cnr) con la relazione ‘La qualità della giustizia in Europa: dal conflitto al dialogo’ e Michele Sapignoli, della Facoltà di scienze politiche – Università di Bologna con ‘Qualità della giustizia e indipendenza della magistratura: valori inconciliabili?’.
“Negli ultimi 15 anni, strutture e modalità di funzionamento di numerose amministrazioni giudiziarie europee sono state trasformate da articolate riforme”, spiega Francesco Contini, dell’Irsig-Cnr. “In Olanda, ad esempio, è stato sviluppato un sistema per la misurazione dei carichi di lavoro e in paesi come Francia e Serbia i giudici che raggiungono livelli di produttività prestabiliti ricevono un incentivo economico. In Finlandia e Svezia sono stati gli stessi giudici ad avviare il processo di riforma, creando gruppi di lavoro ad hoc tra personale, magistrati, utenti e stakeholders. I risultati ottenuti sono positivi in termini di produttività, tempi, soddisfazione, semplificazione, informazione e uniformità nei giudizi su cause simili”.
Mentre la ricerca dell’Irsig-Cnr si è concentrata sulle riforme europee, il Dipartimento di Scienza Politica si è posto l’obiettivo di analizzare come i magistrati italiani valutino queste esperienze di riforma. “Sono stati intervistati circa 460 magistrati, dei quali due terzi circa giudici ed un terzo pubblici ministeri”, interviene Michele Sapignoli, dell’Università di Bologna. “Dai questionari è emerso uno scarso consenso verso politiche che comportino incentivi stipendiali legati alla produttività, maggiori possibilità per i cittadini di sporgere reclami, aumento dei poteri del Ministro della Giustizia, rilevazione delle opinioni di parti processuali, avvocati e testimoni”.
Ricevono, invece, giudizi positivi da parte dei magistrati il coinvolgimento di istituti di ricerca nella valutazione e promozione della qualità della giustizia e misure che comportino un ridotto intervento di soggetti esterni alla magistratura”. Gli intervistati accetterebbero volentieri un sistema di rilevazione dell’efficienza e della produttività “che fosse in grado di misurarle con estremo dettaglio e precisione, un sistema quasi impossibile da realizzare perché richiederebbe l’utilizzo di una gran mole di dati non disponibili”, prosegue Sapignoli. “I magistrati si mostrano in sostanza freddi, se non critici, riguardo alla gran parte delle riforme che vedono un maggior coinvolgimento degli attori esterni nella valutazione e nella promozione della qualità della giustizia”, conclude Sapignoli.