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Fiat, ancora scioperi per il mancato premio

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TORINO – Ancora scioperi alla Fiat di Mirafiori per il mancato pagamento del premio di risultato che i lavoratori avrebbero dovuto ricevere nel mese di luglio e che l'azienda non corrisponderà perché le condizioni economiche non lo consentono. Questa mattina lo sciopero, proclamato dalla Fiom, ha interessato gli addetti di Powertrain (ex Meccaniche) e delle Carrozzerie con una percentuale di adesione, secondo il sindacato, pari al 70%. Ma per l'azienda l'adesione è stata pari al 18% alle Carrozzerie e al 26% a Powertrain. Dopo un corteo interno i lavoratori sono usciti dallo stabilimento e si sono diretti in piazza Cattaneo. Analoga iniziata è stata proclamata alla Magneti Sospensioni di Rivalta.
"E' evidente che la vicenda del premio di risultato non è chiusa – sottolinea il segretario provinciale della Fiom, Federico Bellono – e anche gli scioperi di oggi ci dicono che le mobilitazioni continueranno, finalizzate alla riapertura di una trattativa".
Il segretario regionale della Fiom piemontese, Giorgio Airaudo, ha proposto una giornata di mobilitazione unitaria per chiedere alla Fiat la riapertura di un tavolo di trattativa sul premio di risultato. Parlando ai lavoratori di Mirafiori scesi di nuovo in piazza Airaudo ha osservato: ''I lavoratori del gruppo Fiat da Mirafiori all'Iveco, da Magneti Marelli a Teksis a New Holland nonostante la cassa integrazione sono già oltre le 10 ore di sciopero per ottenere quello che è già loro, quello che è un vero e proprio premio ferie. Questa generosità va raccolta non dispersa e merita che il sindacato unitariamente si mobiliti a Torino per un'iniziativa già la prossima settimana finalizzata alla riapertura di un tavolo di trattativa''. ''La Fiat – ha concluso – non può lasciare soli i lavoratori nella crisi, non può non riconoscere il loro contributo e il sindacato deve raccogliere la loro generosità, non ci si può dividere su zero euro''.
Ma per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, lo sciopero di oggi della Fiom "è stato un flop", e ora tocca al leader della Cgil, Guglielmo Epifani, riportare "la categoria sulla retta via per riprendere il dialogo". "Noi siamo pronti a collaborare con la Cgil – dice Bonanni – ma tocca a Epifani tornare ad indicare la strada alle sue categorie per farle rientrare nei canoni della confederalità. La Fiom da tempo non è più un sindacato, è solo un movimento politico''.
Quanto alla mobilitazione di oggi, ''persino a Melfi, che in questi giorni è il punto più caldo della protesta Fiom, l'80 per cento dei lavoratori oggi ha lavorato. Se Marchionne vuole raddoppiare la produzione auto in Italia deve fidarsi dei sindacati responsabili e puntare tutto sulla partecipazione. La Fiat non scelga di rincorrere la Fiom sulla strada del conflitto. Marchionne non risponda alle provocazioni della Fiom che si oppone da sempre a tutti i cambiamenti. Il clima del paese non è per niente favorevole alle posizioni antagoniste e antinazionali della Fiom, nonostante la grande propaganda in questi giorni di gran parte dei mass media italiani''.
Intanto continua la polemica sui licenziamenti. ''La linea di scontro con i lavoratori scelta dalla Fiat dopo i risultati inattesi del referendum a Pomigliano non porta da nessuna parte – ammonisce Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro della segreteria nazionale del Pd – I lavoratori non sono sabotatori, chiedono rispetto, riconoscimento dei loro diritti e del loro lavoro e la possibilità di essere protagonisti di un confronto costruttivo". "E' necessario ricostruire le condizioni per affrontare tutti i problemi in campo: dai premi di risultato, ai licenziamenti, ai limiti dell'accordo separato di Pomigliano. La Fiat abbandoni la strada delle prove di forza, cerchi il dialogo. E' nell'interesse dell'azienda, dei lavoratori e del Paese'', conclude Fassina.
A intervenire è anche l'Italia dei Valori in una lettera aperta ai dirigenti e ai lavoratori Fiat, che pone una serie di questioni. ''Come si spiega che in Italia – si legge tra l'altro – dopo gli enormi finanziamenti pubblici, viene annunciata la chiusura della Fiat di Termini Imerese in Sicilia, per il 2011, con duemila posti di lavoro che saltano tra diretti e indiretti? Come si spiega che a Melfi e a Mirafiori si licenziano delegati sindacali e lavoratori che esercitano il diritto sacrosanto della critica e dello sciopero?''.
Licenziamenti al centro di un'altra lettera aperta indirizzata questa volta al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, da Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Pdci – Federazione della sinistra, che chiede all'esecutivo di intervenire. ''Di fronte alla violazione di diritti costituzionalmente garantiti da parte della Fiat – rimarca Pagliarini – il governo non può essere arbitro imparziale ma deve intervenire a difesa della dignità, dei diritti e della professionalità dei lavoratori''.

Articlolo scritto da: Adnkronos