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Giorgio Vasari e la sua Famiglia

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Arezzo – Aveva 52 anni Giorgio Vasari nel giugno 1563 quando completò l’altare maggiore della Pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo. La Chiesa battesimale degli Aretini , la sua chiesa essendo nato al Canto dei Pierini. Aveva progettato, realizzato l’altare come una tomba monumentale della sua famiglia,dipingendovi sua mamma Maddalena Tacci e Antonio suo padre. Aveva dipinto anche il suo bisnonno Lazzaro e suo nonno Giorgio, dal quale preso il nome. L’altare custodiva anche l’immagine di sua moglie Nicolosa de’ Bacci assieme a lui stesso. L’altare – tomba era stato ideato affinchè servisse come altare maggiore della chiesa (davanti) se come altare della cappella di famiglia (retro). Giorgio Vasari stesso in una sua lettera al Granduca Cosimo, datata 18 Aprile 1564, nel dargli relazione dei vari lavori compiuti in Pieve, diceva di aver fatto nell’Altar Maggiore i ritratti di suo padre e di sua madre, scrisse “ lossa de quali o tutti insieme collocati ‘n una sepoltura in terra, dietro allo altare del mezzo di quel coro, nella quale giudico volere insieme, quando piacerà a Dio, riposare queste travagliate ossa, pur che lo spirito sia degnio della gloria Sua”.
Cosi avvenne, quando il 27 Giugno 1574 Giorgio Vasari morì a Firenze.
Un documento riporta la sua morte “ …oggi questo dì 27 Giugno 1574 piacque a Dio in domenica mattina a ore 15 e mezzo dare riposo alla felicissima e ben vissuta anima del Sor Cavaliere spron’doro Giorgio Vasari Pittore et Architetto celeberrimo, qual morse in Firenze nella sua casa in Borgo Santa Croce, el corpo del quale si mandò a seppellire Arezzo, nella sepoltura da lui fatta et ordinata alla Cappella dell’altare maggiore da lui eretto et fabbricato nella Pieve Collegiata Aretina….).
Anche sua moglie Nicolosa fu sepolta dietro l’altare maggiore della Pieve. Le loro salme rimasero in Pieve, dove tuttora si trovano in una cassa di legno contenuta in una tomba oggi posta al centro del pavimento della chiesa, al di sotto di una grande lapide marmorea.
Durante i lavori di restauro della Pieve, l’altare maggiore fu trasferito, invece, per decisione di Gian Francesco Camurrini nel 1870 nella chiesa della Badia delle Sante Flora e Lucilla, dove tuttora si trova.
Con l’altare è transitata in Badia tutta la memoria storica legata a questa opera, che ci ricorda Giorgio Vasari e la sua famiglia.
Degna di rilievo è la tavola posta al di sopra della parte anteriore dell’altare maggiore “Gesù chiama Pietro e Andrea all’apostolato”, dipinta per il Papa aretino Giulio III, che la fece porre in una cappella da lui fatta costruire in Vaticano, sopra il corridoio del Belvedere, morì prima di pagare l’opera al Vasari.
Paolo IV, successore di Giulio III, decise di togliere l’opera dal Vaticano per inviarla a Milano. Il Vasari, piuttosto contrariato, chiese al Papa di pagargliela o di rendergliela. Il Papa restituì la tavola al Vasari, che decise di collocare l’opera nell’altare della Pieve.
Nella parte posteriore dell’altare è dipinta una tenebrosa, ermetica tavola “San Giorgio a cavallo” che uccide un diabolico drago.
La conferenza vuole riprendere per far rivivere non solo il percorso artistico dell’opera, ma anche recuperare il senso di appartenenza ad una famiglia, testimoniato da Giorgio Vasari nella realizzazione dell’altare – tomba dedicato ai suoi avi e familiari.

Articlolo scritto da: Pier Luigi Rossi