Home Attualità Il messaggio dell’arcivescovo Fontana per la festa del patrono

Il messaggio dell’arcivescovo Fontana per la festa del patrono

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AREZZO – La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro celebra la solennità di san Donato, patrono della Chiesa locale e della città di Arezzo. La memoria liturgica del secondo vescovo della giovane comunità cristiana aretina cade il 7 agosto, giorno in cui – secondo il martirologio – nel 304 morì martire durante la persecuzione contro i cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano. Per questa occasione l'arcivescovo Riccardo Fontana ha voluto anticipare alcuni dei temi che tratterà nel messaggio che affiderà alla città e alla diocesi durante la Messa solenne che presiederà domani, sabato 7 agosto, alle ore 10.30 nella Cattedrale di Arezzo.

Eccellenza, quale rapporto c'è tra il patrono e la realtà ecclesiale di oggi ad Arezzo?

«San Donato che dona la vita per il popolo è elemento fondante dell'identità cristiana nella Chiesa aretina, una Chiesa che si esprime compiutamente nel dono di sé. Celebrare il patrono è anche un modo per riproporre il servizio che il popolo si attende dai sacerdoti del Signore: spendere la vita per gli altri nella concretezza del quotidiano».

La solennità di san Donato riguarda solo i cristiani o tutto il territorio?

«San Donato rappresenta l'impegno che la Chiesa aretina-cortonese-biturgense vuole rendere al territorio nella logica di chi, per amore, si coinvolge in una storia più grande, che dura nel tempo, secondo l'esempio datoci dal Signore il quale, per ricco che era, si fece povero a Betlemme, condividendo le difficoltà e le tribolazioni della gente».

Come vede il ruolo del vescovo dentro la nostra Chiesa alla luce della testimonianza di san Donato?

«Papa Gregorio Magno ricorda san Donato di Arezzo e quel calice di cristallo riaggiustato per l'intensa preghiera del santo: “Questo è il prodigio di Donato, il quale mirabilmente ricompose nella sua integrità un calice che si era spezzato” (Greg. M., dialog I, VII 3). Riaggiustare, ricomporre in unità è la misura del vescovo di Arezzo, la sua missione nei secoli perché la nostra società sappia riaggregarsi per le cose che contano e per il bene comune».

L'antico racconto della vita di san Donato vede il vescovo di Arezzo impegnato a unire preghiera e attività concrete per la comunità. Come pensa di svolgere questo ruolo?

«Vorrei che ogni mia giornata fosse segnata dall'esempio di san Donato nel comporre la preghiera con l'azione. Lo faremo insieme per la festa del santo patrono; spero di riuscire a farlo sempre. Il primato della preghiera vuole essere espresso dalla liturgia completa del patrono che, alla maniera antica, dai primi Vespri del 6 agosto nel Duomo di Arezzo fino ai secondi Vespri di sabato 7 agosto nella Pieve di Santa Maria chiede al vescovo di essere in mezzo al popolo per invocare la grazia e la benedizione di san Donato per tutta la diocesi: pace, concordia, rinnovata fede nel Signore, scoperta della vita come d'un pellegrinaggio verso la città di Dio, esercizio concreto della carità. Queste sono le virtù che san Donato ripropone a ogni cristiano il quale si misura con il santo vescovo di questa nostra Chiesa».