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L’acquisto della sede dell’Aato 4 facciamo chiarezza

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L’acquisto della sede dell’Aato 4 facciamo chiarezza

Arezzo – «La stampa si è occupata in questi giorni dell’acquisto della sede dell’A.A.T.O. 4 Alto Valdarno con riferimento sia all’opportunità di procedere o meno all’acquisto che alla comproprietà della Società Immobiliare 3000 da parte del Vice-Sindaco di Arezzo, Rag. Giuseppe Marconi.
Per quanto riguarda questo ultimo aspetto occorre precisare che non spetta all’A.A.T.O. 4, ma ad altri organi, valutare la legittimità o l’opportunità politica che il Vice-Sindaco si astenesse o meno dal partecipare alle Assemblee dei Sindaci che discutevano dell’acquisto della sede. Infatti l’A.A.T.O. 4 ha appreso solo da pochi giorni e tramite la stampa, della comproprietà di Immobiliare 3000 da parte del rag. Marconi.
All’A.A.T.O. 4 spetta invece fare chiarezza sulle motivazioni e sulle procedure adottate per l’acquisto della sede.
Intanto teniamo i due aspetti distinti. Contrariamente a quanto affermato da alcuni parliamo di due temi del tutto separati e non potrebbe essere diversamente visto che l’A.A.T.O. 4 si è rapportato con la Immobiliare 3000 srl solo attraverso l’Amministratore unico.
Si chiede nuovamente (un articolo inerente l’acquisto della sede era stato pubblicato il 3 giugno 2010 da un quotidiano locale a cui era seguito un comunicato di risposta) il perché dell’acquisto della sede da parte di A.A.T.O. 4 Alto Valdarno.

Per rispondere occorre ricordare qualche dato.
L’A.A.T.O. 4 viene costituita nel 1996 dalla Regione Toscana e fin da subito individua la propria sede in un immobile locato in affitto da una società. Con l’insediamento del nuovo Presidente, dopo il 2003 si avvia un percorso per la ricerca di una sede da acquistare nel presupposto che sia più vantaggioso per i Comuni (che sostengono i costi dell’A.A.T.O.) pagare una rata di mutuo che non un canone di affitto, trovandosi poi proprietari di un immobile di valore. Per qualche anno la ricerca non va avanti in quanto l’Amministrazione Provinciale di Arezzo garantisce dei locali idonei nella nuova sede da costruire in via Mecenate. Questa sede, seppur progettata, non sarà però mai realizzata e nel 2009, nuovamente, il Consiglio di Amministrazione da mandato al Direttore di avviare una ricerca di mercato per valutare il possibile acquisto di una sede sia mediante richiesta a Società/Enti pubblici del territorio che mediante avviso pubblico. La delibera (43) è adottata dal Consiglio di Amministrazione (che rappresenta il territorio e le diverse forze politiche) all’unanimità. Si susseguono numerosi atti all’interno di un percorso di completa evidenza e compartecipazione che vede Consiglio di Amministrazione e Assemblea votare all’unanimità (con esclusione della deliberazione assembleare 46 del 2009 con 2 astenuti) per il proseguimento dell’iter di acquisto.
Le offerte ricevute sono per immobili di vario tipo e prezzo. Durante l’iter di valutazione si sceglie di puntare su immobili con prezzo di acquisto (al netto di spese di ristrutturazione/finitura, iva, spese notarili e imposte, poiché tutte le offerte presentate sono al netto di tali “oneri”) inferiore a 700.000 euro, metratura adeguata alle esigenze dell’Ente, idonea ubicazione e accessibilità (per superare critiche di accessibilità avanzate sulla precedente sede). Nella scrematura delle offerte si opta per un immobile di nuova costruzione che, oltre a non richiedere importanti lavori di adeguamento edilizio, dia maggiori garanzie sia in ordine all’efficienza energetica che alla funzionalità ed alla riduzione degli oneri di manutenzione. Contrariamente a quanto si legge l’offerta prescelta, quella presentata da Immobiliare 3000, non cambia durante l’indagine di mercato ma resta sempre quella inizialmente proposta pari esattamente ad euro 645.950,00 ed è comprensiva di un immobile di mq 411 dotato della sola pavimentazione e dei bagni e di 8 posti auto esterni. Durante la trattativa l’A.A.T.O. chiede di migliorare l’offerta ed ottiene di includere nel prezzo altri 4 posti auto per una superficie complessiva esterna di 191 mq.

Come si arriva al prezzo finale pari a circa 940.000 euro? Per rendere funzionale la sede è necessario aggiungere i costi per la realizzazione di tutte le pareti divisorie degli uffici, le finiture, tutti gli impianti (elettrico/idraulico/condizionamento) e le controsoffittature. A questo costo complessivo si aggiunge l’iva.
Come si fa fronte alla spesa? L’Ente fa fronte in parte con risorse proprie ed in parte (800.000 euro) mediante contrazione di mutuo con tasso fisso del 5% e rata annua sostanzialmente pari al costo dell’affitto annuo (il mutuo viene contratto, dopo espletamento di gara, nel rispetto delle condizioni fissate per gli enti locali dal DM 29.1.2010).
Quali sono le conseguenze dell’acquisto per gli utenti del servizio e per i cittadini? Nessuna conseguenza per gli utenti del servizio (che non pagano in tariffa i costi dell’A.A.T.O. come in un unico altro caso in Toscana) e nessuna conseguenza per i cittadini perché i Comuni (che pagano i costi dell’A.A.T.O.) non vedono aumentare i costi a loro carico, con la non trascurabile differenza di trovarsi alla fine proprietari di un immobile il cui valore viene stimato da un noto studio tecnico incaricato dall’istituto erogatore in euro 1.022.000. Dunque una scelta dei 37 Comuni proprietari del Consorzio A.A.T.O. 4, in piena autonomia e condivisione come dimostrano la lunghissima sequenza di atti, relazioni, sopralluoghi, esaminati ed approvati, che l’A.A.T.O. rende pienamente disponibili per chi fosse interessato a visionarli (www.ato4.toscana.it).

Da ultimo, perché comprare nonostante la soppressione dell’Ente?
Intanto perché l’iter di ricerca della sede prende avvio fin dal 2005 e nuovamente da luglio 2009 e si concretizza con la sottoscrizione di un contratto preliminare a gennaio 2010 con versamento di caparra pari a 100.000 euro.
Solo alla fine del mese di marzo 2010 la modifica della finanziaria introduce il comma 186 bis all’articolo 2 della finanziaria stessa con la soppressione dell’Ente che ricordiamo però viene legata all’obbligo per le Regione di rivisitare l’organizzazione del servizio idrico integrato, rimanendo infatti ferme le competenze dell’A.A.T.O. e quindi l’obbligo che le funzioni da esso svolte rimangano.
A quel momento la rinuncia dell’Ente all’acquisto della sede avrebbe comportato la perdita della caparra già versata (100.000 euro), il rimborso dei lavori commissionati per la sede e già quasi del tutto terminati (135.000 euro oltre iva) ed esposto ad una possibile richiesta di risarcimento danni. L’Ente poi sparisce? Le sue funzioni non sono abrogate, alcune regioni presentano ricorso contro la norma della finanziaria, altre attribuiscono nuove competenze alle AATO, la Regione Toscana licenzia in Giunta una proposta di legge che avoca a se provvisoriamente le funzioni subentrando in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi. Se è vero che saranno valorizzate le competenze territoriali dei Sindaci, le sedi locali serviranno ancora, diversamente saranno i nuovi soggetti istituzionali a decidere il futuro di questo immobile al pari degli altri beni che tutte le A.A.T.O. toscane, a vario titolo, hanno in proprietà.
Molto rumore per nulla quindi, almeno con riferimento alle scelte compiute dall’A.A.T.O. 4 in aderenza alla volontà espressa e confermata dai Sindaci proprietari.»

Il Presidente
Dario Casini