Arezzo – "Crediamo che l’Area Lebole possa rappresentare l’inizio di un’idea di città. Pensare ancora che lo sviluppo debba basarsi esclusivamente sul cemento e sulle grandi superfici commerciali è un’idea vecchia di almeno trent’anni e che si sta rivelando fallimentare. Cosi fallimentare che già in Europa e negli Stati Uniti si stanno studiando soluzioni differenti.
Costruire quartieri, torri, centri commerciali, palazzi ed anche un bel parchetto, che non si nega a nessuno, porta con sé tutte le conseguenze di un ennesimo luogo-non luogo: insostenibilità ambientale e sociale, nessun controllo sociale e la responsabilità di contribuire, tra le altre cose, alla scarnificazione di quel tessuto produttivo basato sui negozi di vicinato e locali, che sono, se adeguatamente sostenuti, un buon antidoto alla crisi attuale.
Quello che chiediamo è molto chiaro e semplice: riduzione della superficie commerciale e comunque obbligo di frazionamento, onde evitare la creazione di nuovi centri commerciali, edilizia sostenibile e biocompatibile, utile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche come spinta ad una riconversione produttiva locale, che sempre di più dovrà basarsi sulle nuove tecnologie e sui materiali a basso impatto, onde superare l’idea che solo l’oro è il fulcro economico di questa città, grande attenzione alla costruzione di luoghi pubblici e di condivisione come piazze, spazi aggregativi e culturali…
Il disegno futuro della nostra città passa anche da qui e crediamo debba essere compito e responsabilità degli amministratori intraprendere tutte le strade necessarie affinché questo disegno si avveri."