AREZZO – Si chiama Irene Grazzini, aretina, ha appena venticinque anni e sta per laurearsi in medicina e chirurgia. Una scelta di vita connotata da una decisa impronta scientifica non ha però sopito l’amore per la letteratura e per il volo libero del pensiero che la Grazzini ha sempre coltivato, scrivendo sin da ragazzina. Il suo primo romanzo (e anche il primo della serie che sarà raccolta sotto il titolo L’unicorno nero), cioè Ombre sulla terra, è dunque un vero e proprio debutto in grande stile: la giovane autrice lo ha scritto a sedici anni, con la mente colma di paesaggi favolistici, di personaggi la cui realtà si intreccia prodigiosamente alla loro cifra fantastica, di avvenimenti ricchi di colore e colpi di scena. Oggi, riveduta ma non troppo per non snaturarne la freschezza, la poderosa narrazione fantasy (circa 500 pagine) è approdata alle librerie siglata dalla casa editrice aretina Helicon (non nuova alla promozione di autori debuttanti) suscitando un vivo interesse anche sul versante critico. La storia, infatti, si articola in modo da offrirsi alla lettura in più modi: come fiaba, ma anche come metafora, come invito a non smarrire le dimensioni rivelatrici e salvifiche del sogno, della sorpresa, della meraviglia, della speranza; e questo – scrive Rodolfo Tommasi nell’introduzione – “non toglie incisività all’aspetto strettamente fantasy del romanzo, anzi, ne nobilita il lato qualitativo e lo sottrae al rischio della reiterazione corriva dei luoghi comuni”, che sono, appunto, il maggiore pericolo incombente su questo genere letterario oggi molto frequentato. Insomma (e non vogliamo certo svelare ai futuri lettori gli originali e avvincenti intrighi della trama), si tratta di un’opera polivalente, godibilissima, appassionante. Sicuramente da conoscere.