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La Chiassa: il Comune non ha abbandonato la frazione

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La Chiassa: il Comune non ha abbandonato la frazione

AREZZO – “Le notizie lette in questi giorni sulla Chiassa e le presunte inadempienze del Comune non corrispondono assolutamente a verità: abbiamo agito su più fronti subito dopo l’evento atmosferico del luglio 2009 sia con opere concrete che con atti formali per il riconoscimento da parte della regione Toscana dello stato di calamità regionale, non lasciando di certo a se stessa la frazione e i suoi abitanti”.
L’assessore ai lavori pubblici Franco Dringoli puntualizza quanto fatto dal Comune di Arezzo e dalla circoscrizione in questi mesi per la frazione della Chiassa, impegnando risorse consistenti: “per quanto riguarda le opere: rimozione immediata dei tubi e messa in sicurezza del fosso della Peschiera; asfaltatura della viabilità della frazione; abbassamento del piano stradale dove possibile e aumento delle caditoie di raccolta delle acque; intervento specifico per portare a soluzione il problema di raccolta acque nel resede della scuola; mettendo a disposizione dei privati le proprie risorse umane e materiali, supportate da volontari, per aiutare a rimuovere ingenti quantità di fango nei resede privati e nella chiesa; sollecitando Nuove Acque perché procedesse alla ripulitura della rete fognaria come poi è accaduto.
Per quanto concerne gli atti formali – prosegue Dringoli – fin dal giorno successivo all’evento, il Comune di Arezzo ha inviato agli uffici della Regione la documentazione dove si evidenziavano le sue caratteristiche, i danni provocati e le aree e gli edifici interessati. La Regione Toscana ha valutato la portata del fenomeno piovoso e sulla base della normativa vigente ha stabilito che esso non è configurabile come ‘calamità regionale’ ma di ‘di rilevanza locale’, fattispecie quest’ultima che non dà luogo a indennizzi a privati ma al rimborso parziale delle spese di soccorso sostenute degli enti pubblici. Se fosse stato decretato lo stato di calamità regionale, i cittadini devono sapere che i regolamenti prevedono un indennizzo parziale quasi esclusivamente per i danni subiti dalle civili abitazioni, esclusi peraltro garage e cantine, e comunque quanto non intentato con altre forme di assicurazione.
In attesa della decisione della Regione – prosegue Dringoli – abbiamo comunque fatto pervenire ai cittadini, tramite la circoscrizione, i moduli per la richiesta di segnalazione danni. Sarebbero tornati utili se la Regione avesse riconosciuto la calamità regionale; anche dopo la sua determinazione che negava questo stato, il Comune di Arezzo ne ha chiesto a più riprese la riconsegna perché potesse disporre di una ricognizione e un censimento attendibili dei danni e delle esigenze dei cittadini. Questi moduli, che venivano raccolti da rappresentanti dei cittadini, non ci sono stati riconsegnati e sono diventati fonte di strumentalizzazione politica da parte di qualcuno su una situazione che ci ha visto molto attivi. Al di là di questo, manteniamo un rapporto positivo con gli abitanti e con il comitato informale che si è costituito; abbiamo condiviso con loro un percorso volto a esperire varie iniziative per verificare tutte le possibilità per la riconsiderazione della questione da parte della Regione.

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