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Lettera aperta al Sindaco del Comune di Arezzo

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Arezzo – «La coerenza con quanto osservato sul Regolamento Urbanistico e sul Piano Complesso di Intervento delle Caserme, ci spinge ad esprimerci sull’area Lebole per rilevare alcune criticità di metodo, riservandoci, non appena avremo modo ci conoscerlo, di formulare un parere sul progetto contenuto nell’unica proposta presentata a seguito dell’Avviso pubblico di manifestazione di interesse che prevedeva proposte solo da parte dei proprietari.
Più volte nei molti documenti presentati abbiamo parlato della necessità di una concreta partecipazione, dell’esigenza di un dibattito culturale serio nella comunità aretina, partecipazione e dibattito che accrescano conoscenza e consapevolezza e diano modo ai cittadini di esprimere il proprio pensiero su una parte di città che è anche un pezzo significativo della storia civile di Arezzo, nella convinzione che una città di qualità è fatta dei gesti di una comunità matura.
Ricordando l’urgenza di arrivare rapidamente all’approvazione del Regolamento Urbanistico apportando alcune indispensabili modifiche, ribadiamo quanto già più volte segnalato in relazione alla scarsa coerenza tra atti di indirizzo, Piano Strutturale, Regolamento Urbanistico e Piani Complessi di Intervento ed il rischio insito in un Regolamento Urbanistico, quello adottato, che ha lasciato indefinite intere aree importanti sia per dimensioni che per ubicazione e ruolo strategico per il futuro della nostra città, rinviando a Piani Complessi, tra l’altro per normativa legati temporalmente alla Giunta che li promuove, che non possono costituire episodi discontinui, ma che dovrebbero essere piani all’interno dei quali i valori urbani delle strade e delle piazze, della connessione tra le funzioni, gli spazi, i luoghi, le nodalità trovano una sintesi ed una coerenza dando luogo ad una reale riqualificazione urbana.
Rileviamo che le linee dettate dall’Amministrazione Comunale per l’area Lebole con l’Avviso pubblico di manifestazione di interesse risultano deboli e non rispondono a quella esigenza di porre le basi per un progetto di città fatto di qualità urbana, integrazione tra le diverse parti dell’organismo urbano, maglia viaria e ricuciture tra aree da riqualificare ed attualmente in condizioni critiche (Lebole, ma anche Pratacci, Centro Affari, UnoAerre). Basi che avrebbero potuto essere espresse dal Comune attraverso un master plan (e quindi con un’urbanistica disegnata e non solo scritta) dove destinazioni e quantità avrebbero acquistato un senso in relazione ad un progetto di sviluppo che avrebbe posto di fronte agli operatori economici punti forti maturati attraverso un confronto con la comunità aretina.
Perché bellezza e qualità non possono essere misurate in termini di torri, multisale e quantità di commerciale, ma possono e devono essere il frutto di un gesto maturo di un’intera comunità e di un progetto urbanistico complesso.»

Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti
Pianificatori, paesaggisti e Conservatori
della provincia di Arezzo