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Libano, è morto l’ayatollah Fadlallah, leader spirituale di Hezbolla

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BEIRUT – E' morto questa mattina in un ospedale di Beirut il leader spirituale del partito sciita libanese Hezbollah, il grande ayatollah Mohammed Hussein Fadlallah. Aveva 75 anni, e aveva trascorso le ultime due settimane in ospedale per gravi problemi al fegato e una successiva emorragia.
Nato nel 1935 nella citta' di Najaf in una famiglia libanese emigrata in Iraq e tornato in Libano nel 1966 dopo aver studiato l'islam, era per molti fedeli sciiti il "marja", ossia, nella confessione musulmana sciita, la guida spirituale cui ispirarsi. Era considerato un capo religioso liberale : in più occasioni aveva cercato di migliorare lo status della donna nel mondo musulmano all'interno della famiglia (condanna della violenza domestica) e della societa' (appello a una rappresentazione politica femminile piu' ampia all'interno dei partiti). Aveva anche condannato i crimini d'onore e la pratica delle mutilazioni genitali.
Negli anni 80, durante la guerra civile (1975-1990), fu però accusato dai paesi occidentali di favorire il terrorismo, sia partecipando direttamente (cosa da lui sempre negata), sia non opponendosi agli attentati che insanguinarono il Paese dei Cedri in quel decennio.
Antimperialista, favorevole alla lotta armata contro Israele, impegnato nella causa palestinese, Mohammad Hussein Fadlallah fu l'ideologo del progetto di Hezbollah negli anni della nascita, nei primi 1980. Pero' non fu mai membro del partito sciita armato, e non fu mai nemmeno ufficialmente il "marja" (guida spirituale) dell'organizzazione. Rifiutava d'altronde il titolo di "capo spirituale" di Hezbollah, che gli era spesso attribuito. Si allontano' dalla formazione sciita negli anni 90 per divergenze politiche e religiose ma anche rivalita', prima della riconciliazione negli anni 2000.
Il capo religioso sciita faceva spesso commenti politici durante la preghiera musulmana del venerdì, in cui si pronunciava ad esempio contro la corruzione o l'ingiustizia sociale all'interno della società libanese. Il sistema di sostegno sociale creato da lui conta oggi scuole, orfanotrofi e ambulatori. Viveva protetto da strette misure di sicurezza nella periferia Sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah e della comunità sciita. Era fuggito a diversi tentativi di assassinio durante la guerra civile, fra cui l'attentato del 8 marzo 1985 che fece numerosi morti e feriti ed è tutt'ora attribuito da Hezbollah agli americani.

Articlolo scritto da: Adnkronos