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Marea nera, l’appello di Obama agli Usa

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Marea nera, l’appello di Obama agli Usa

WASHINGTON – La catastrofe ambientale provocata dalla marea nera "è il modo più doloroso e potente per ricordarci ancora una volta che ora è il momento per scegliere l'energia pulita". Così Barack Obama, nel suo discorso in diretta tv dallo Studio Ovale dedicato alla tragedia ecologica nel Golfo del Messico provocata dall'esplosione della piattaforma della Bp, ha chiesto all'America di imbarcarsi in una "missione nazionale" sostenendo la riforma energetica che prevede di puntare sulle energie alternative per mettere fine alla "dipendenza del paese dai combustibili fossili".
In tutto 18 minuti durante i quali il leader Usa ha difeso con vigore quanto sta facendo l'amministrazione, messa sotto accusa dall'opposizione ma soprattutto da un'opinione pubblica ormai massicciamente convinta che Obama non stia facendo abbastanza, per risolvere la crisi. Ed ha ripetuto che la responsabilità della catastrofe è della Bp e del suo comportamento "irresponsabile", sottolineando che la compagnia petrolifera, con cui oggi il presidente avrà un importante riunione, dovrà farsi carico di spese e risarcimenti che dovranno essere gestiti da terzi. Obama ha poi nominato anche uno zar della ricostruzione nel Golfo, l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus che dovrà supervisionare il Golf Coast Restoration Plan, che dovrà essere finanziato appunto dalla Bp.
Il flusso di petrolio che continua testardamente a zampillare dal fondale marino è "un'epidemia" le cui conseguenze si sentiranno per "mesi ed anni", ha quindi aggiunto, assicurando che, alla pari delle altre sfide che ha di fronte l'America, "combatteremo contro questa fuoriuscita con tutti i mezzi a disposizione e per tutto il tempo necessario". Obama non ha però fornito dettagli concreti su come sarà condotta questa battaglia. E, soprattutto, quanto costerà.
Il presidente ha tuttavia difeso la decisione di sospendere per sei mesi tutte le attività petrolifere nel Golfo in attesa di capire quali misure mettere in vigore per evitare possibili nuovi incidenti. Ma soprattutto ha insistito sulla necessità di avviare una profonda trasformazione, paragonata ai preprativi per la Seconda Guerra Mondiale o per le missioni sulla Luna, dell'industria energitica perché, ha detto, il rischio di incidenti è destinato ad aumentare. "La grande lezione della marea nera", ha sottolineato l'inquilino della Casa Bianca, è che le perforazioni petrolifere ormai comportano rischi enormi, quale che sia la regolamentazione. "Noi americani – ha ricordato il presidente – consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali". E questo spiega perché le compagnie petrolifere sono spinte a cercare il petrolio anche a 1500 metri di profondità sotto il mare. Ma "stiamo esaurendo i posti dove trivellare sulla terra e nelle zone più prossime alle coste".
"Ci sono dei costi associati a questa transizione ed alcuni credono che ora non possiamo affrontarli – ha concluso – ma io rispondo che non possiamo permetterci di non cambiare il modo di produrre e usare energia perche' i costi a lungo termine per la nostra economia, la nostra sicurezza nazionale ed il nostro ambiente saranno molto maggiori".