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Obama: ‘Non siamo in guerra con l’Islam’

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Obama: ‘Non siamo in guerra con l’Islam’

Washington – (Adnkronos/Ign) – "Non siamo in guerra con l'Islam". Lo ha detto il presidente americano, Barack Obama durante una conferenza stampa oggi alla Casa Bianca. Quanto alla vicenda della moschea di Ground Zero, gli americani "hanno l'inalineabile diritto" di "praticare liberamente la loro religione". "Se si può costruire in un posto una chiesa – ha affermato – vi si può costruire una sinagoga, se si può costruire un tempio hindu in un sito allora bisognerebbe poterci costruire anche una moschea".
"I musulmani mandano i figli a scuola assieme ai nostri figli, sono i nostri vicini, i nostri amici" e ora ci comportiamo come se la loro religione fosse "offensiva", ha proseguito il presidente, ricordando che in Afghanistan combattono anche soldati di nazionalità americana e fede musulmana che indossano la divisa degli Stati Uniti. La vicenda della minaccia di bruciare una copia del Corano, ha detto ancora, ha reso "la vita molto più difficile" per le truppe americane nei paesi musulmani.
"Non dobbiamo essere divisi dalla religione. Siamo tutti americani" ha quindi rimarcato Obama, sottolineando che la sua "fede cristiana" è "rispettosa" di chi pratica un altro credo. "Bruciare i testi sacri della religione di un altro è contrario a quello per cui questo paese si batte", ha proseguito, negando che le pressioni della sua amministrazione per far desistere il pastore della Florida dal bruciare il Corano abbiano contribuito ad ingigantire la vicenda.
"Non siamo stati noi a far crescere questa storia", ha detto, commentando che "nell'era d'Internet" queste vicende possono accusare "gravi danni" e vanno quindi "prese sul serio". Le sue parole giungono dopo settimane di dibattito sulla tolleranza religiosa e l'Islam, con la controversia sulla costruzione di una moschea vicino Ground Zero e la minacce di dare fuoco al Corano. Ma anche dopo un sondaggio secondo il quale un americano su cinque crede che Obama sia musulmano.
Rispondendo a una domanda sui crescenti sentimenti antislamici negli Stati Uniti, il presidente ha affermato che "paure possono emergere", ma ha esortato i suoi compatrioti ad affidarsi a quello che c'è "di meglio in noi: la tolleranza religiosa". Una delle cose che "ho più ammirato" del presidente George Bush dopo gli attacchi dell'11 settembre, ha sottolineato, è stato il suo voler essere estremamente chiaro di "non essere in guerra contro l'Islam".
Obama ha esortato gli Stati Uniti a celebrare la ricorrenza dell'11 settembre come un giorno di "servizio e memoria" e gli americani a trovare un modo per "servire i propri concittadini e ravvivare lo spirito di unità e comune sentire che provammo subito dopo gli attacchi dell'11 settembre". Quindi ha rimarcato che le celebrazioni domani saranno non solo per commemorare una tragedia, ma anche "i solidi valori e lo spirito tenace" dell'America.
Nel corso della conferenza stampa Obama ha poi ribadito che la cattura del leader del leader di Al Qaeda Osama Bin Laden e del suo vice Ayman al-Zawahiri resta un'"alta priorità'''.
Quanto alla crisi economica, il presidente degli Stati Uniti ha ammesso che la ripresa è "penosamente lenta", ma ha voluto nuovamente mettere in rilievo il fatto che i repubblicani al Congresso continuano a bloccare l'approvazione della sua legge sulle facilitazioni fiscali alle piccole imprese.
"Credo nel taglio delle tasse per le famiglie della classe media e le piccole imprese", ha ribadito Obama, dicendo di essersi candidato alla presidenza perché le politiche economiche degli ultimi decenni avevano penalizzato la 'middle class'. E si è detto certo di un successo democratico alle prossime elezioni di novembre per il rinnovo del Congresso, proprio perché saranno un referendum sull'economia.