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Obama paragona la marea nera all’11 settembre

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Obama paragona la marea nera all’11 settembre

WASHINGTON – La marea nera nel Golfo del Messico avra' conseguenze negative sul futuro degli Stati Uniti in un modo che "ricorda l'11 settembre". E'molto forte il paragone a cui ha scelto di ricorrere Barack Obama per esprimere a pieno la sua preoccupazione, e la sua rabbia, per il disastro ambientale provocato dall'esplosione della piattaforma della Bp. Ma il paragone non e' piaciuto ad alcuni dei familiari delle vittime degli attentati delle Twin Towers e del Pentagono che, intervistati dal newyorkese Daily News, hanno lo hanno definito "fuori luogo".
"Quelli sono stati attacchi terroristici, omicidi, non qualcosa provocato da persone che volevano fare soldi" ha dichiarato Jim Riches che ha perso il figlio nell'attacco al World Trade Center. Ed ancora piu' forte la reazione di Jack Lynch, padre di uno dei pompieri rimasti uccisi nel crollo delle Torri: "i politici non hanno senso della realta', paragonare un incidente ambientale, se cosi' si deve definire, ad un attentato terroristico premeditato e' ridicolo".
"Nello stesso modo in cui la nostra idea di vulnerabilita' e la nostra politica estera sono state profondamente trasformate dall'11 settembre, credo che questo disastro trasformera' il modo in cui noi affronteremo la questione dell'ambiente e dell'energia per molti anni in futuro", aveva detto il presidente, in una lunga intervista.
In effetti in questi mesi molti commentatori hanno parlato del disastro come di un "11 settembre dell'ambiente. E Sally Regenhard, che ha perso un figlio negli attentato, considera per certi aspetti, che certo non faranno piacere ad Obama, il paragone: "proprio come e' successo per l'11 settembre non erano pronti piani di emergenza e risposta immediata: abbiamo assistito ad un altro fallimento del sistema e del governo, per questo non mi sento offesa da questo paragone".
La Bp ha nel frattempo accolto la richiesta dell'amministrazione americana di velocizzare le operazioni di ripulitura e sara' in grado di recuperare 50mila barili al giorno di greggio fuoriuscito entro la fine di giugno, due settimane prima di quanto previsto in un primo momento. Lo ha reso noto una fonte della Casa Bianca, riporta il sito Politico, poco prima Barack Obama inizi con un nuovo tour negli stati piu' colpiti dalla marea nera quella che si prospetta come una settimana cruciale per mostrare all'America la sua determinazione a risolvere la crisi ambientale nel Golfo del Messico.
"Dopo che l'amministrazione le ha chiesto di agire piu' velocemente, la Bp ora ha aumentato gli sforzi per contenere la fuoriuscita – ha detto la fonte della Casa Bianca – ed ora hanno un nuovo piano d'azione che permettera' di recuperare oltre 50mila barili al giorno entro la fine di giugno, due settimane prima di quanto fosse stato originariamente stabilito".
Intanto, le principali compagnie petrolifere hanno preso per la prima volta pubblicamente le distanze dalla Bp e sono pronte a dichiarare che la catastrofe ambientale nel Golfo del Messico poteva essere evitata. E' quanto ha scritto oggi il "Financial Times", anticipando i contenuti della testimonianza che i Ceo di Exxon-Mobil, Shell, Chevron e ConocoPhillips si accingono a rendere oggi di fronte alla commissione Energia e Commercio della Camera dei rappresentanti.
Secondo quanto riporta il quotidiano britannico, i manager delle compagnie petrolifere spiegheranno ai deputati americani che utilizzando i "migliori sistemi di sicurezza" a disposizione le compagnie oggi possono evitare incidenti come quello avvenuto sulla Deepwater Horizon, la piattaforma gestita dalla Bp esplosa il 20 aprile scorso provocando la morte di 11 operai e la catastrofe ambientale nel Golfo del Messico.
E' evidente che le grandi compagnie petrolifere vogliono sfruttare questa audizione per perorare la causa della ripresa delle trivellazioni nel Golfo, al momento sospese. Di fronte alle enormi proporzioni della fuoriuscita di petrolio, che ancora non e' stata bloccata, l'amministrazione Obama infatti ha ordinato una moratoria di sei mesi alle operazioni petrolifere nel Golfo. E le compagnie temono che la sospensione possa durare ancora piu' a lungo.
Inoltre, i manager intendono replicare alle critiche rivolte all'industria petrolifera nel suo insieme per non essere riuscita ad aiutare la Bp a trovare il modo per fermare la fuoriuscita. Riconosceranno comunque che la vicenda e' vissuta dalle compagnie petrolifere come "un'esperienza che deve spingere ad un atteggiamento piu' umile".
Ma insisteranno nel difendere gli alti standard di sicurezza applicati dalle proprie compagnie. La Bp, da parte sua, non ha voluto, interprellata da Ft, replicare a queste anticipazioni, preferendo aspettare l'audizione e limitandosi a ribadire che saranno le inchieste in corso a determinare le cause dell'esplosione sulla piattaforma.