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Paolucci: ‘Acqua bene comune: presentata mozione al Comune di Arezzo’

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AREZZO – Dichiarazione del Consigliere comunale Marco Paolucci del gruppo SINISTRA: «La puntata di “Presa Diretta” di domenica richiama l’attenzione sull’attualissimo tema dell’acqua e sulla necessità di una riflessione profonda sul servizio idrico e sulla sua gestione.
Dopo le scellerate scelte del Governo Berlusconi che impone la privatizzazione dei servizi idrici locali è necessario attivare al massimo la mobilitazione in difesa dell’acqua come bene comune, in questo quadro è particolarmente apprezzabile che finalmente tutto il centrosinistra si trovi compatto ad avversare una scelta dannosa e ai limiti della costituzionalità.
Il Consiglio Provinciale e il Consiglio Comunale di San Giovanni hanno approvato mozioni a sostegno dell’acqua pubblica e in difesa degli interessi dei cittadini.
Per questo ho depositato al Comune di Arezzo la medesima mozione presentata dalla Capogruppo di Sinistra e Libertà in Consiglio Provinciale Alessandra Landucci e approvata con i voti di Pd, Idv e Fds con l’auspicio che in Consiglio Comunale su un tema, almeno a parole caro a tutti, si riesca a ottenere un consenso ancora più ampio.»

Testo completo dell’atto di indirizzo:

IL COMUNE DI AREZZO

PRESO ATTO che la gestione del servizio idrico integrato in Italia è attualmente normata dall’art. 23bis della L. 133/2008 che prevede, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, tra cui esplicitamente il servizio idrico, a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, imponendo forzatamente la presenza di privati;
VISTO il recente art. 15 del D.L. 135/2009 convertito in legge (166/09) che ha modificato l'art. 23 bis della L. 133/2008 e in corso di conversione alla Camera dei Deputati, muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e di altri servizi pubblici, prevedendo:
• l'affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite, individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;
• la cessazione obbligatoria alla data del 31 dicembre 2011 dell’affidamento per qualsiasi altra forma di gestione che non si conformi alla disciplina di cui sopra e l’impossibilità di prevedere altre forme di gestione dall’entrata in vigore di tali disposizioni;

VISTO l’art. 2 della Costituzione;

VISTA la risoluzione del Parlamento europeo sul IV Forum mondiale dell'acqua (Città del Messico, 16-22 marzo 2006) che dichiara che “l’acqua è un bene comune dell’umanità e come tale l'accesso all'acqua costituisce un diritto fondamentale della persona umana;” ed insiste “affinché la gestione delle risorse idriche si basi su un'impostazione partecipativa e integrata che coinvolga gli utenti e i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo democratico”;

PRESO ATTO della risoluzione del Parlamento europeo dell’11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno – priorità 2003-2006 – che già affermava, al paragrafo 5, “essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”;

VISTA la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo COM (2004) 374: “…le autorità pubbliche competenti (Stato, Regioni, Comuni) sono libere di decidere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a un altro ente (pubblico o privato)”;

CONSIDERATO che non esiste alcuna norma europea che sancisce l’obbligo per le imprese pubbliche di trasformarsi in società private (come ribadito da: Corte di giustizia CE, 2005; Commissione CE 2003 e 2006; Parlamento CE, 2006);

CONSIDERATO quindi che l’acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato;

CONSIDERATO che la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona umana;

RITENUTO QUINDI CHE
• la proprietà e la gestione del servizio idrico debbano essere pubbliche e improntante a criteri di equità, solidarietà e rispetto degli equilibri ecologici;
• che il servizio Idrico Integrato debba essere un servizio pubblico essenziale, di interesse generale, privo di rilevanza economica, e come tale non soggetto alla disciplina della concorrenza ma rientrante nella competenza esclusiva della Regione (art. 117 Cost);

VISTO che il recente Art. 15 del D.L. 135/2009 espropriando l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini consegna al mercato l’acqua con tutte le ripercussioni sociali che questo può generare;

RILEVATO che l’entrata in vigore delle disposizioni normative di cui sopra rappresenta un chiaro scavalcamento dei poteri degli enti locali in merito alle forme di erogazione di servizi essenziali;

CONSIDERATO che la gestione privatistica del servizio idrico comporta la violazione di un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce;

IL CONSIGLIO COMUNALE DI AREZZO

INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA

1. ad intraprendere tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’art. 23 bis della L. 133/2008, come modificato dall’art. 15 D.L. 135/2009 in corso di conversione alla Camera dei Deputati, che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla obbligatoria presenza dei privati nella gestione del servizio idrico dal 2011;
2. ad intraprendere tutte le azioni opportune nelle associazioni rappresentative degli enti locali e nelle sedi di confronto col Governo nazionale, al fine di affermare il potere degli enti locali di determinare le modalità di gestione di servizi essenziali alla collettività quale il servizio idrico secondo l'autonomia conferita dall’art.114 della Costituzione e dall'art.117 per le competenze regionali;
3. a riconoscere l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico senza rilevanza economica;
4. a riconoscere il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica impegnandosi ad inserire questo principio nel proprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico;
5. a trasmettere il presente provvedimento alle istituzioni preposte (Regione Toscana, Ministeri competenti, Coordinamento Nazionale Enti Locali) e a darne diffusione alla cittadinanza attraverso i consueti mezzi di comunicazione;

Il Consiglio Comunale di Arezzo prende atto favorevolmente della decisione della Giunta Regionale della Toscana di deliberare formale impugnativa alla Corte Costituzionale dell’art. 15 della L. 166/09;
il Consiglio Comunale reputa infatti fondamentale salvaguardare il principio costituzionale dell’autonomia degli Enti Locali nella libera scelta della modalità di gestione la più conforme all’esigenza del territorio

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