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Piandiscò, uomo salvato da infarto grazie a un pool di professionisti

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Piandiscò, uomo salvato da infarto grazie a un pool di professionisti

AREZZO – Lo sforzo che una serie di soggetti istituzionali e non, stanno attuando nel territorio per la costruzione di una vera rete integrata di soccorso in caso di emergenza sanitaria, sta producendo buoni frutti. Il cammino è lungo, le difficoltà non mancano, ma ci sono episodi che rafforzano la convinzione della necessità reale di una comunità in grado di attivarsi di fronte ad una emergenza, che spesso ha conseguenze nefaste.
Ieri c'è stato un episodio che potremmo definire "esemplare" di cosa può fare una efficiente organizzazione sanitaria sul territorio. Se non si riescono a coinvolgere i cittadini, le associazioni, e su su, tutte le istituzioni, non esisterà mai un "esercito" di medici ed ambulanze in grado di soccorrere tutto e tutti.

IL CASO "ESEMPLARE"
A Piandiscò ieri mattina un signore di 62 anni ha avvertito dei dolori allo stomaco. Ha pensato trattarsi di un malessere passeggero, e per alcune ore si è preoccupato solo di non avere digerito male, di non prendere freddo. Di controllare la temperatura. Nel pomeriggio nulla era cambiato ed ha pensato di fare assieme alla moglie una passeggiata che lo ha portato lungo la Setteponti, a due chilometri dal paese.
D'improvviso si è accasciato a terra. E' stato chiamato il 118. Breve colloquio ed immediatamente, rispondendo alle domande dell'operatore, è stato compreso che si trattava di un problema di natura cardiaca. A quel punto dalla centrale si sono attivati tutti gli strumenti, ordinari e straordinari a disposizione.

IL COORDINAMENTO E' FONDAMENTALE
Mentre venivano allertate l'ambulanza della misericordia di Piandiscò (che stava rientrando in sede dalla stadio) che ha a bordo dei volontari, e l'ambulanza con il medico a bordo proveniente da Montevarchi, l'operatore ha saputo che davanti all'uomo a terra transitavano due persone intente a fare footing. Via telefono sono state indicate le manovre di massaggio cardiaco, portate avanti per due minuti. Nel frattempo è arrivata la Misericordia di Pian di Scò. Il paziente è passato alla loro attenzione. I volontari, recentemente sottoposti ad uno specifico corso di formazione, hanno proseguito il massaggio cardiaco. Dalla centrale venivano chiesti i dati dai quali era chiamo trovarsi di fronte ad un infarto. Con il defibrillatore correttamente azionato, hanno rianimato l'uomo. Erano passati sette minuti esatti dal momento della chiamata al 118.
Intanto l'ambulanza da Montevarchi, 16 minuti dopo la chiamata, è giunta sul posto con il medico, che ha trovato il paziente sveglio e monitorato.
Alla centrale del 118,. Attraverso il sistema telefonico di cui è dotata l'Azienda, è stato inviato l'elettrocardiogramma, "girato" in tempo reale ad un cardiologo che ha individuato l'esigenza immediata di un ricovero in terapia intensiva.

LA SCELTA DELL'OSPEDALE PIU IDONEO
Nel percorso di assistenza, risultato fondamentale avere in tempi rapidi nelle mani di un consulente cardiologo che informazioni più complete per definire la destinazione appropriata per un paziente in queste condizioni. L'emodinamica di Arezzo è stata individuata come struttura adeguata.
L'ambulanza ha evitato il passaggio dalla Gruccia e si è portata a sirene spiegate al San Donato. Un'ora e quindici minuti dopo la prima chiamata al 118, il 62enne era già in trattamento, sottoposto a coronografia e pronto a ricevere l'impianto di uno stent in grado di riaprire la coronaria che si era chiusa. Un infarto "importante", risolto nel migliore dei modi e senza conseguenze sulla qualità della vita di questo signore.

UNA CATENA DI SOCCORRITORI INSOSTITUIBILI
L'episodio di ieri è la conferma di come un cambio di mentalità generale su questi temi, possa consentire di ridurre enormemente le conseguenze tremende degli infarti. Il tempo di intervento, il coinvolgimento di figure così diverse fra loro, l'attivazione di percorsi predefiniti sotto il coordinamento di una unica centrale, rappresentano gli strumenti e le procedure idonee ad affrontare analoghe situazioni. Servono risorse economiche per avere strumenti e professionisti a disposizione. Serve forse di più avviare una cultura del soccorso, soprattutto in zone periferiche, ma non solo. Nel caso di ieri l'intero ciclo ha funzionato a dovere. Dalla corretta in formazione primaria offerta al 118 che ha saputo poi guidare tutti i soggetti interessati, alla disponibilità dei due passanti ad eseguire i primo massaggio, alla capacità del volontario della Misericordia di proseguire e di attivare correttamente il defibrillatore, alla rapidità con cui il medico ha teletrasmesso l'elettrocardiogramma al cardiologo di Arezzo, alla decisione di trasportare nell'attrezzato centro di emodinamica aretina l'uomo e sottoporlo ad intervento.
L'obiettivo del lavoro già in corso di quello che ancora è da fare, è di diminuire sia le morti immediate, sia le conseguenze a volte devastanti degli infarti in chi resta in vita.