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Porte chiuse per difendere la cultura

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Porte chiuse per difendere la cultura

Chiusi – L’istituzione teatrale Mascagni è a rischio, insieme ai servizi e alle iniziative culturali di un intero territorio, a causa della manovra finanziaria del Governo. Per questo il Comune di Chiusi è protagonista di una mobilitazione senza precedenti, una forma di protesta clamorosa mai tentata prima: venerdì 12 NOVEMBRE la Biblioteca e il museo della Città sotterranea resteranno chiusi. I dipendenti comunali saranno regolarmente al lavoro, ma le due strutture non saranno aperte al pubblico, aderendo così alla mobilitazione “12 novembre 2010: Porte chiuse, luci accese sulla cultura” che intende richiamare l’attenzione sugli effetti dirompenti che la manovra finanziaria avrà sul settore, già a partire dal prossimo anno, e per riaffermare il diritto alla cultura. L’iniziativa è stata indetta da Federcultura e dall’Associazione dei comuni italiani, con la partecipazione del Fondo ambiente italiano e dell’Unione delle province per garantire l’accesso alla conoscenza, dare un nuovo impulso allo sviluppo del Paese. “Una reazione – sottolinea l’assessore comunale Leonora Gherardi – forte ma inevitabile di fronte agli annunciati tagli dell’80 per cento per mostre ed eventi culturali, il blocco all’investimento di capitale privato nelle aziende culturali, il divieto per i piccoli comuni di dotarsi di strumenti per la gestione dell’offerta culturale”. Si tratta decisioni che prefigurano una riduzione di offerta ai cittadini, occupazione, servizi e meno qualità della vita specie in piccole realtà come quella chiusina. La mobilitazione intende sensibilizzare i cittadini, perché possano avere musei, servizi culturali e di spettacolo sempre più efficienti, utili a diffondere la conoscenza e a valorizzare il patrimonio artistico e culturale. Questa volta, a livello nazionale, non si tratta solo di tagli, pur molto consistenti – circa 280 milioni in totale – ma di un combinato di articoli contenuti nella legge, la cui applicazione disegnerà un quadro generale nel quale l’intervento pubblico dovrà fare totalmente marcia indietro, rinunciando di fatto alla possibilità di attuare politiche culturali, sia a livello nazionale che regionale e locale. Avranno conseguenze disastrose sul sistema culturale italiano – questo l’allarme lanciato dai promotori della mobilitazione – le norme che dispongono un tetto di spesa per l’organizzazione delle mostre pari al 20% di quanto speso dall’amministrazione nel 2009, tagliando di fatto dell’80% le risorse, quelle che obbligano i comuni sotto i 30mila abitanti allo scioglimento delle società dagli stessi costituite e infine quelle che fissano limiti alla composizione dei consigli di amministrazione, ostacolando la partecipazione dei privati alla gestione delle aziende culturali. Una mannaia che si abbatterà indiscriminatamente su musei, teatri, biblioteche, come quelli di Chiusi, colpendo una realtà virtuosa, caratterizzata da elementi di innovazione nei servizi culturali resi ai cittadini e al territorio. In gioco è il processo di modernizzazione e di crescita di una comunità.
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