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Qualità e Formazione: due assi per vincere la partita contro la crisi

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Qualità e Formazione: due assi per vincere la partita contro la crisi

AREZZO – Qualità e formazione. Secondo Federmoda Cna non ci sono alternative per il settore. “La domanda si è radicalmente trasformata – commenta il Presidente provinciale Aldo Cappetti. La crisi induce le famiglie non sono a spendere meno ma anche a selezionare gli articoli. Sulla fascia bassa del mercato, in tempi di globalizzazione, ritengo che ci siano spazi estremamente ridotti per le nostre imprese. E l’obiettivo, quindi, non può quindi che essere quello del raggiungimento delle fasce più alte del mercato ma queste le conquistiamo solo se la nostra qualità e il made in Italy si affermano pienamente”.
Qualità vuol dire rispetto delle regole, nuove tecnologie, innovazione. “Ma non dimentichiamo che nel nostro lavoro la creatività e l’esperienza sono elementi irrinunciabili – commenta Cappetti. La nostra realtà locale ma, più complessivamente, il Paese ha fatto della moda un’arte e questa si esprime sulla scia lasciata da pellettieri, sarte, camiciai. Il nostro è un “mestiere” nel senso più antico e nobile del termine: oggi deve essere integrato con l’innovazione tecnologica e con fortissime capacità di marketing e commercializzazione”.
E la formazione è il chiodo, anzi l’ago “fisso” della vice Presidente Franca Binazzi. Un ago con il quale cucire un futuro per il settore. “La formazione è ormai abbandonata. La scuola investe sempre meno ed offre quindi risposte inadeguate. Il sistema della pubblica amministrazione locale deve fare letteralmente i conti con la contrazione delle risorse e questo tema non è certo una priorità. Tutto il peso della formazione, senza contropartita alcuna, ricade quindi sugli artigiani”. Ma è un peso che non può essere sostenuto all’infinito. “Le generazioni degli artigiani che avevano fatto della manualità il loro sapere e il loro successo si vanno esaurendo – sottolinea Binazzi. C’è un patrimonio “nascosto” di donne e uomini che hanno il mestiere in mano ma che sono ormai fuori dal sistema produttivo. Quelli in mobilità, però, potrebbero essere valorizzati dagli enti locali in lavori socialmente utili destinati alla formazione delle giovani generazioni. Una proposta che ho formulato ad alcuni sindaci”. La risposta tarda a venire. “In ogni caso la formazione non basta e va coniugata con innovazione e nuove tecnologie. E il piccolo imprenditore deve avere il coraggio d’investire. 14 anni fa feci un investimento per il sistema Cad: con gli stessi soldi avrei potuto comprare un appartamento. Ma quella spesa ho garantito un futuro alla mia azienda. Se manteniamo le professionalità, se investiamo, se scegliamo gli interlocutori giusti per le nostre produzioni, possiamo uscire dalla crisi”.