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Rai, compensi nei titoli di coda. Trasparenza o gogna mediatica?

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Rai, compensi nei titoli di coda. Trasparenza o gogna mediatica?

ROMA – Pubblicare nei titoli di coda i compensi di conduttori, giornalisti, ospiti e opinionisti della Rai è un'operazione di trasparenza o una gogna mediatica? Artisti, politici e intellettuali, interrogati dall'Adnkronos, si confrontano sul provvedimento votato all'unanimità dalla Commissione di Vigilanza della Rai.
Milena Gabanelli: ''E' demagogia. E' un'operazione ridicola, stupida e demagogica'', sottolinea a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos la giornalista e conduttrice di Report. ''Non si riesce ad accedere ai conti pubblici, ad esempio quelli dei comuni e delle Regioni, mentre in questo caso si chiede trasparenza. Per il resto – assicura – io non ho nessun problema a rendere pubblico il mio compenso''.

Carlo Verdone: ''Non è neanche una gogna mediatica, è una barzelletta. La trasparenza poteva essere resa in un altro modo'', dice Verdone a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos. ''Ad esempio – suggerisce il regista – potevano aprire un sito, o utilizzare quello della Rai, nel quale pubblicare tutti i compensi e le spese di una trasmissione. Secondo loro mettere i compensi nei titoli di coda è un?operazione di alta democrazia? A me sembra più un gossip''.

Giordano Bruno Guerri: 'È trasparenza portata alla gogna. Perché a questo punto ? rilancia provocatoriamente Guerri – non pubblicare il compenso del giornalista sotto ogni articolo'

Gianni Boncompagni promuove invece l'iniziativa: ''Perché no, ristabilizzerebbero un equilibrio. Sono girate cifre esorbitanti, – precisa Boncompagni' e quindi ritengo che sia una buona operazione trasparenza''.

Mara Venier taglia corto: ''Non ne voglio parlare. Tra l'altro non ho ancora un contratto in Rai'', sottolinea la presentatrice.

Beppe Severgnini è netto: ''E' una cosa ridicola questa dei compensi Rai a fine programma. E lo dice uno che quando il ministro Brunetta gli ha chiesto il suo compenso in televisione, lo ha dichiarato, e il mio non è un compenso pubblico. Non vedo dove siano le difficoltà di rendere noto quanto un conduttore o giornalista guadagni. Non c'è nulla da vergognarsi''. La questione è ridicola, insiste Severgnini, ''perché non è che pubblicando gli stipendi si evitano gli sprechi o gli italiani hanno un quadro preciso su questi: il compenso del conduttore è solo uno degli elementi''.

Enrico Montesano si affida all'ironia: ''Operazione trasparenza o gogna mediatica' Non mi sento di fare dei torti, mi affascinano entrambe le espressioni, sono bellissime. Quindi 50 e 50. Per quanto mi riguarda pubblicare i miei compensi non mi comporta nessun problema, sono talmente irrisori…!''

Fabrizio Del Noce glissa: ''Non mi pongo il problema. Io sono alla direzione di Rai Fiction, e non è di mia competenza''.

Antonio Di Bella, alla guida della Terza rete chiude con un asciutto ''non ne voglio parlare''.

Marco Travaglio lo giudica 'una gaglioffata degna di chi l'ha pensata'. 'E' un modo qualunquista di trattare le cose. Dovrebbero, invece, prendere tutti i compensi del personale Rai, dal presidente all'usciere, e pubblicarli via Internet. Se uno vicino al compenso non mette qualche riferimento di quanto ha fatto di buono o meno 'sottolinea -, siamo fuori dal libero mercato. Bisogna pagare la gente per quello che vale'. La manovra della Vigilanza, aggiunge Travaglio, 'è sicuramente un tentativo della 'casta' di gettare fango su qualcuno (personaggio pubblico, ndr) che magari dà fastidio. Comunque, se pubblicano i miei compensi rischio di fare una brutta figura: sarà uno sputtanamento al contrario'.

Articlolo scritto da: Adnkronos