Home Nazionale Sakineh, ‘lapidazione non risulta sospesa’

Sakineh, ‘lapidazione non risulta sospesa’

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Teheran – (Adnkronos/Aki) – "Non mi risulta che la sentenza di lapidazione emessa nei confronti della mia assistita sia stata ufficialmente sospesa dall'autorità giudiziaria iraniana". E' quanto afferma in un'intervista telefonica ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, Javid Hutan Kian, avvocato di Sakineh
Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana che rischia la lapidazione per adulterio.
Kian smentisce così nuovamente sia le dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad sia quelle del capo del potere giudiziario, l'ayatollah Sadeq Larijani, che nei giorni scorsi avevano annunciato la sospensione della sentenza. "In base alle informazioni raccolte presso le autorità competenti e agli atti giudiziari, al contrario di quanto dichiarato dai capi dei poteri esecutivo e giudiziario, non si rileva alcun provvedimento ufficiale di sospensione della sentenza di lapidazione", dice l'avvocato.
"Resto quindi molto preoccupato per la vita di Sakineh e chiedo ai media internazionali di non commettere l'errore di spegnere i riflettori sul suo caso", aggiunge, spiegando che il 9 ottobre si recherà alla Corte Suprema per avere aggiornamenti sul ricorso contro la sentenza di morte emessa nei confronti della sua assistita.
Javid Hutan Kian ha inoltre fatto sapere che "i due figli di Sakineh sono molto spaventati e hanno smesso di rilasciare interviste ai media internazionali perché impauriti dalle pressioni governative". "Sajjad e Sahideh – continua il legale – sono in uno stato psicologico tremendo, sono terrorizzati da quello che gli agenti governativi potrebbero fare a loro e alla madre, in prigione a Tabriz". "Per questo ritengono opportuno, almeno per il momento, comunicare con i media tramite me, in qualità di legale della famiglia, oppure attraverso lettere indirizzate a personalità internazionali", aggiunge.
Lo scorso 16 settembre i figli di Sakineh, in una lettera aperta, avevano chiesto l'aiuto della comunità internazionale, spiegando di aver subito minacce da parte dell'intelligence iraniana. "Gli agenti, dopo aver fatto irruzione nell'ufficio del nostro legale, ci hanno minacciati, dicendoci chiaramente che, se anche dovessimo riuscire a salvare la vita di nostra madre, non avremo comunque mai pace – scrivevano Sajjad e Sahideh – Ci renderanno la vita insopportabile, hanno detto che l'opinione pubblica mondiale adesso è attenta alla vita di nostra madre, ma che una volta calata l'attenzione la nostra vita sarà rovinata".

Articlolo scritto da: Adnkronos