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Salvatore Giannella racconta la ‘Voglia di Cambiare’

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Salvatore Giannella racconta la ‘Voglia di Cambiare’

AREZZO – Proseguono gli appuntamenti de “IL LIBRO PARLATO: incontri e confronti” promossi dall’associazione La Fabbrica delle Idee con il patrocinio del Comune e della Provincia di Arezzo e della Camera di Commercio di Arezzo.
E nel rispetto della “festività dei lavoratori” del 1° maggio che quest’anno cade di sabato, l’incontro usualmente previsto per il primo sabato del mese, viene eccezionalmente posticipato a Domenica 2 maggio 2010 alle ore 16.00.
Anche la location si modifica e l’incontro/confronto si sposta dal Chiostro della Biblioteca Città di Arezzo alla Libreria Edison BookStore di Piazza Risorgimento in Arezzo, sempre con ingresso gratuito.
“Io mi auguro che l’Italia possa finalmente diventare un paese normale, con un giornalismo che torni a consumare la suola delle scarpe” Enzo Biagi

Notizia Archiviata. Immagine non più disponibile. Salvatore Giannella
Giornalista professionista dal 1974, vive e lavora a Milano dal 1975. Diventa pubblicista collaborando con il settimanale «Oggi». Nel 1975 è chiamato al l’«Europeo» da Tommaso Giglio, diventando direttore del settimanale dieci anni dopo. Nel 1986 viene chiamato da Giorgio Mondadori a dirigere prima «Genius» e poi «Airone», quest’ultimo il primo e più diffuso mensile di natura e civiltà. Dal 1997 è tra le principali firme di «Oggi» per i temi della cultura e delle scienze. Tra i riconoscimenti ricevuti, il premio Zanotti Bianco (1978) e, dieci anni dopo, il premio dei Club Unesco. Nel 2007 ha ricevuto a Rimini la medaglia d’oro del comitato scientifico internazionale del Centro Pio Manzù, presieduto da Mikhail Gorbaciov, «per aver alimentato la mente degli italiani chiarendo preoccupazioni, scovando personaggi e scavando nella storia e nelle storie, creando sostegni con racconti carichi di realtà e di favola». Paulo Coelho lo ha salutato come «cronista della luce». Ama Italo Calvino dal quale ha raccolto l’invito a illuminare «personaggi e mondi che tenebre non sono e a dar loro forza».

presenta
VOGLIA DI CAMBIARE
Le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti, l'energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità tra i sessi: in Italia sembrano problemi insormontabili. Questo libro dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza degli altri paesi europei. La Svezia ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro grazie all'"ombudsman" dei lavoratori, ovvero il delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi (due ministri sono stati costretti alle dimissioni per aver retribuito in nero la babysitter e non aver pagato il canone tv). Con l'invenzione della corsia dinamica, in Spagna non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall'autostrada, mentre i treni corrono superveloci. A Friburgo, in Germania, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie "dolci" e trasformato l'energia solare in un formidabile business. L'Inghilterra ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d'uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade. I danesi non hanno più l'incubo della precarietà grazie alla "flessicurezza", mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy). Risolvere i problemi si può. La buona politica è alla nostra portata.

Notizia Archiviata. Immagine non più disponibile. con la partecipazione straordinaria di Valeria Palumbo
Caporedattore centrale de L’«Europeo», collabora con vari giornali e siti Internet, tiene lezioni universitarie, conduce reading teatrali e incontri a festival storici e letterari. Membro della Società italiana delle storiche, ha pubblicato nel 2003 un saggio, «Prestami il volto» (edizioni Selene) sulle compagne di artisti famosi, vincitore del premio Il Paese delle donne (2006). Nel 2004 è uscito «Lo sguardo di Matidia» (edizioni Selene), sulla suocera dell’imperatore romano Adriano e le matrone romane. Ha pubblicato per Sonzogno «Le Donne di Alessandro Magno» (2005), «Donne di Piacere» (2005), e «La perfidia delle donne» (2006). Nel maggio del 2007 è uscito «Svestite da uomo» (Bur). A fine 2008, per Odratek, ha pubblicato «Le figlie di Lilith» sulla trasformazione del mito della femme fatale in diva.Nel maggio 2009 è uscito per fermento «L’ora delle ragazze Alfa» sulla terza ondata del femminismo.

Abbiamo davvero “Voglia di Cambiare”?
Se si paragona la nostra situazione economica, ma soprattutto politica e culturale con quella degli altri paesi Europei, probabilmente SI.
Uscite dalle nostre frontiere anche per una breve vacanza ci mette a confronto in modo spesso traumatico con tutte le incongruenze che segnano la nostra vita quotidiana e che sono davvero incredibili in un paese che si considera fra i “grandi” della terra.

Qualche esempio?
Oltre mille all’anno da noi le morti sul lavoro: i dati del Censis dimostrano che sono il doppio rispetto alla Francia, il 30% in più che in Germania e Spagna, ma i nostri problemi non finiscono qui.
Pensiamo al precariato dei giovani e al loro eterno stato di sudditanza economica, ai trasporti poco efficienti, al cattivo uso dell’energia l’ultima soluzione ovvero il ritorno al nucleare, allo smaltimento dei rifiuti.

Come uscirne?
Questo libro dimostra che i problemi si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenze fuori dal nostro orticello nazionale e ad essi ispirarsi.

Dalla prefazione del libro VOGLIA DI CAMBIARE di Salvatore Giannella
“Il Mondo normale che vi auguro” di Enzo Biagi.

Io sono dalla parte di Zavattini che diceva: “con buongiorno interno buongiorno e basta”. E aggiungo io, liberale vuol dire veramente liberale e basta.
Un paese dove funzionino scuole e ospedali: entrare in corsia e vedere che c’è la scritta “SOLVENTI”, cioè quelli che pagano e quelli che non pagano, mi pare poco bello.
Un paese dove treni e aerei arrivino in orario, perché la puntualità non è mica una prerogativa fascista.
Con una politica normale, che oltre a non ammettere l’intolleranza e la paura per l’altro, non contempli il trasformismo: vedere della gente che cambia neanche gabbana perché ha già un corredino dove ci sono tute le giacche che vanno di moda in quel momento è uno spettacolo da cancellare.
Con un giornalismo che torni a consuma la suola delle scarpe, guidato da quel sentimento potente che è la curiosità e dalle chiare tendenza ma sempre dalla buona fede e attento al lato umano.
Un paese normale dove non si interpellino i divi della televisione per conoscere il loro parere su qualsiasi argomento, dalla solitudine dell’uomo all’allevamento dei canarini.
E’ normale un paese dove non ci sia l’emergenza come a Napoli o in Sicilia, dove la pausa “marca” persino le arterie, come mi hanno detto una volta i medici che effettuato le autopsie.
Un paese normale è un paese in cui l’unico punto di riferimento non è la geografia con i suoi confini, ma le legge è uguale per tutti.
La rovina dell’Impero Romano, scrisse inutilmente Ranuccio Bianchi Bandinelli, fu facilitata dal clientelismo amministrativo e dal caos delle leggi e non dalle orge del Satyricon.

Ma chi studia la storia?
E’ normale il paese che aiuta quelli ai quali la natura e la politica hanno dato di meno.
Un paese normale è quello in cui gli aiuti non si danno per beneficenza, grazie alle collette per soccorrere chi è colpito dalla sciagure, ma si prevedono con il bilancio dello Stato, con voci apposite.
Un paese normale è quello dal quale non emigrano più i giovani migliori perché non trovano un lavoro retribuito dignitosamente.
E’ quello in cui non c’è spazio per il grande tormento di oggi, che è l’apparire.
Un’ossessione: chi non entra nello spettacolo ha la sensazione di essere escluso dalla vita.
Un paese normale è quello in cui per stare a galla, per affermarsi, non bisogna più far parte del gruppo, avere il sostegno della corporazione.
Un paese normale è quello in cui nessun bambini sia privo di cibo e cure.
Ho incontrato in Romania i piccoli che vivono nelle fognature, come i topi, per sfruttare i tubi di riscaldamento.
Un paese normale, un’Europa normale, un mondo normale, è quello in cui i bambini finiscono le loro giornate in un lettino, con le lenzuola che profumano di pulito.