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Saviano a quattro anni da ‘Gomorra’

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Saviano a quattro anni da ‘Gomorra’

ROMA – "E' un libro che non rinnego, lo riscriverei, ma sarei falso se le dicessi che lo amo. Perché mi ha tolto tutto: io volevo solo diventare uno scrittore. A centomila copie ero felicissimo, mi pubblicano importanti case editrici straniere e mia madre dice che in quei giorni sembrava che volassi, io non mi ricordo niente. Chiamo mio fratello e gli dico: 'Ho i soldi dell'anticipo, compriamoci la moto'. La sognavamo da tanto tempo una moto. Poi arrivano la scorta, le minacce. Io volevo essere quello di prima. Mi è scoppiato tutto in mano". Roberto Saviano si confessa così a 'Vanity Fair', che gli dedica la copertina del numero in edicola da domani, quattro anni dopo 'Gomorra'. Un'intervista in cui affronta anche i sensi di colpa che ha verso la sua famiglia: "Mio fratello non posso più incontrarlo in mezzo alla gente perché nessuno sappia che faccia ha".

Saviano parla naturalmente anche d'attualità e delle ultime inchieste sul radicamento della criminalità organizzata anche al Nord: "Il Sud è la ferita aperta attraverso cui tutto si fa passare, e il tessuto apparentemente sano è sano perché lì le mafie investono, ma non sparano. La Lega ci ha sempre detto che certe cose al Nord non esistono, ma l'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia racconta una realtà diversa. Dov'era la Lega quando questo succedeva negli ultimi dieci anni laddove ha governato? E perché, adesso non risponde?".

Sul suo futuro in Mondadori, poi lo scrittore afferma: "Resterò in Mondadori e Einaudi fino a quando le condizioni di libertà saranno garantite fino in fondo, anche per non lasciare alla proprietà di decidere i libri e le prospettive culturali di una casa editrice che ha una storia gloriosa. La casa editrice sino a ora è stata di chi ha fatto i libri: editor, ufficio stampa, redattori. E' ovvio che dopo l'attacco di Marina Berlusconi per me molto è cambiato. Devo valutare molti fattori: quanto la proprietà incide sulle scelte, quanto permetterà ancora che ci sia libertà e su alcuni libri si possa continuare a puntare. Marina Berlusconi dice che non si dovrebbero più scrivere libri 'che danno quest'immagine dell'Italia'. Allora, forse, non ha letto Gomorra. In Gomorra racconto storie di resistenza, soprattutto. E' se stiamo zitti che diamo una cattiva immagine del Paese. Un giorno mi piacerebbe spiegarglielo che raccontare del potere criminale ha significato dire al mondo che non siamo un Paese di omertosi. E che il miglior apporto che si possa dare a un Paese è quello di non nascondere i propri problemi".

Articlolo scritto da: Adnkronos