Home Attualità Si lavora senza sosta ad Haiti. Rischio di epidemie e violenze

Si lavora senza sosta ad Haiti. Rischio di epidemie e violenze

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NEW YORK – Si continua a scavare sotto le macerie di Haiti. E' una lotta contro il tempo per cercare di salvare i superstiti che hanno resistito per tre giorni sotto i resti degli edifici crollati mentre è ancora impossibile un bilancio definitivo delle vittime (le autorità hanno provvisoriamente stimato almeno 200mila morti). Emergenza soccorsi dunque, ma anche sicurezza a causa della fuga dei detenuti dalle carceri distrutte dal sisma.
Le equipe di Medici senza frontiere impiegate ad Haiti "hanno curato circa 2mila pazienti fino a questo momento. I pazienti – spiega l'associazione di camici bianchi in una nota – continuano a giungere numerosissimi e le equipe di Msf stanno facendo del loro meglio per prestare le prime cure di pronto soccorso, ma i bisogni in termini di operazioni chirurgiche sono enormi. I principali ostacoli riguardano i blocchi all'aeroporto, lo spostamento rapido di personale e materiale di soccorso, e i danni alle strutture preesistenti".
Per quanto riguarda la situazione generale, Msf spiega che "il traffico è migliorato nella città, nonostante i camion abbiano ancora difficoltà nell'aggirare le macerie nelle strade. Il centro di Port-au-Prince è assolutamente devastato. Le persone hanno iniziato a fuggire dalla città. I parchi pubblici e gli spazi aperti sono affollati di persone che hanno perso la loro casa o hanno paura di rientrare negli edifici. Ci saranno almeno duemila persone sfollate nella piazza principale, i Champs de Mars, davanti al palazzo presidenziale. Molte persone si sarebbero radunate in altri parchi. Ci sono meno vittime per le strade, poiché sono iniziate le operazioni per disporre dei cadaveri. La notte le persone dormono per le strade, pregano e cantano terrorizzate dalle scosse di assestamento. Il cibo inizia a scarseggiare. Le persone sono in coda per trovare benzina nelle stazioni di servizio. La notte la città è completamente al buio", conclude la nota.
Si lavora senza sosta all'ospedale pediatrico Nph San Damien, l'unico operativo nell'isola. Hanno operato fino alle 2 di notte i 7 medici italiani volontari della Fondazione Francesca Rava – Nph Italia Onlus arrivati ieri. Come spiega in una nota la stessa Fondazione Rava, i medici hanno subito eseguito 25 amputazioni urgenti e fornito i primi soccorsi alle centinaia di persone che continuamente giungono alla struttura, affiancandosi allo staff medico haitiano e a Padre Rick, medico e direttore di Nph Haiti.
Disperato appello ai governi stranieri perché accettino urgentemente gli orfani haitiani. A lanciarlo Dixie Bickel, direttrice di uno dei più grandi orfanotrofi di Haiti, il God's Littlest Angels (Piccoli Angioletti di Dio). "Mi piacerebbe vedere la comunità internazionale elaborare un piano per i bambini che sono stati adottati da cittadini europei, canadesi, americani – ha dichiarato la Bickel alla CNN – in modo che questi bambini possano andare nei Paesi dei loro genitori adottivi, sia come rifugiati, sia attraverso uno status di emergenza".
Attesa per domani la visita del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che è riuscito ieri sera a parlare al telefono con il presidente haitiano René Preval, per la prima volta dal sisma.

Il presidente haitiano ha riferito che il principale problema è ora il coordinamento degli aiuti umanitari internazionali, che continuano ad arrivare da ogni parte del mondo. Ban ha assicurato a Preval di aver mobilitato tutte le risorse delle Nazioni Unite e di aver chiesto a tutti i paesi di coordinare la propria azione umanitaria con l'Onu. Il segretario generale ha definito "molto importante" la collaborazione in corso con gli Stati Uniti e ha spiegato che sta lavorando assieme al presidente americano Barack Obama e all'ex presidente Bill Clinton, inviato speciale dell'Onu ad Haiti.
Prevista, invece, per oggi la visita del segretario di Stato americano Hillary Clinton. La Clinton sarà accompagnata ad Haiti da Rajiv Shah, capo dell'Usaid, l'agenzia americana per gli aiuti allo sviluppo. Shah è stato incaricato di coordinare gli aiuti americani all'isola caraibica.
Intanto le autorità americane hanno concesso un'amnistia temporanea di 18 mesi agli immigrati illegali haitiani che si trovavano negli Stati Uniti al momento del devastante sisma di martedì. Si calcola che il provvedimento riguardi fra le 100mila e le 200mila persone. Lo "status protetto temporaneo" non verrà applicato agli haitiani che tenteranno di raggiungere gli Stati Uniti dopo il sisma.
Massiccio l'intervento americano sull'isola. Entro domani sera saranno già arrivati ad Haiti, o su unità navali al largo dell'isola, 10.500 militari americani. Lo rende noto il Comando meridionale da cui dipendono le operazioni di soccorso, precisando che per coordinare l'operazione è stata istituita la 'task force Haiti'.
Per quanto riguarda gli italiani "è pronto un piano di evacuazione che già nelle prossime ore potrà permettere a 20-30 italiani che lo chiedono di tornare in patria". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini dal Cairo, sesta tappa della sua missione africana, facendo il punto sulla macchina dei soccorsi italiana per Haiti. Il ministro ha quindi riferito che "continua l'insediamento delle strutture per gli aiuti umanitari sul posto: li stiamo cominciando a distribuire, compreso l'ospedale da campo".
Frattini ha poi precisato che ''ad oggi sono 180 gli italiani contattati direttamente o indirettamente, mentre sono 20 le persone non ancora rintracciate, due dichiarate disperse'' (si tratta di funzionari delle Nazioni Unite, ndr) oltre alla vittima confermata e ''a un altro nostro connazionale che verosimilmente è ancora sotto le macerie di un supermercato'' di Port-au-Prince.
"Il coordinamento è sempre il tallone di Achille di questo genere di attività", ha confemato il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ai microfoni di Sky Tg24, aggiungendo che "le Nazioni Unite dovrebbero farlo ma hanno grosse difficoltà". "E' ovvio che ora vanno affrontate le situazioni più critiche, rischio di epidemie, la mancanza di cibo, la mancanza di acqua e la mancanza di assistenza sanitaria. E' una situazione caotica che richiederà ancora alcuni giorni prima che venga messa sotto controllo", ha concluso Bertolaso.

Articlolo scritto da: Adnkronos