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Studenti e Precari

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Studenti e Precari

AREZZO – <<Non possiamo negarlo: siamo gli unici sindacalisti dei nostri figli. A loro non è data alcuna dignità politica e noi – al contrario – pensiamo che oltre ai doveri, spetti loro una buona fetta di diritti: il diritto allo studio, certo, ma non allo studio quale che sia. Ad una scuola di qualità: che garantisca un elevato livello formativo; che consenta di scegliere l'offerta formativa; che li accompagni in un percorso didattico uniforme e continuativo; che offra testi, strumenti, aule, spazi idonei per la loro crescita culturale ed educativa; che li aiuti a realizzare le proprie aspirazioni offrendo loro le armi per la competizione.
Il Ministro Brunetta, che aveva ben compreso il senso della battaglia della Maestra Gabriella per la continuità didattica, inizia a tentennare. Come se fosse possibile contrapporre il diritto alla formazione dei nostri ragazzi con quello al lavoro dei precari. Quasi che, inevitabilmente, l'uno dovesse prevalere sull'altro lasciando sul campo solo i diritti negati.
Non ci sembra, francamente, un gran bella prospettiva. E poi le cose non stanno esattamente così. E' una contrapposizione di cui non v'è alcun bisogno.
I precari (quelli che si sentono toccati dalla nostra protesta) – purtroppo – resteranno precari. Semplicemente perché l'art. 64 della L.133 del 6/8/2008 (comma 1) impone misure volte ad incrementare di un punto il rapporto alunni/docenti entro l'anno scolastico 2011/2012. Si perderà (a spanne) 1 insegnante ogni 10. Rispetto ai pensionamenti, purtroppo, ci saranno eccedenze. Ma non basta: la riduzione delle compresenze e
l'introduzione del maestro unico (D.L. 137/2008 – Gelmini), generano e genereranno ulteriori eccedenze (i sindacati hanno calcolato circa 83.000 posti). Prima dei precari saranno questi i ruoli da ricollocare e la norma, come noto, colpisce solo chi matura l'età pensionabile nel triennio 2009-2011. Altri diritti negati, dunque. Questi ultimi, probabilmente, in palese violazione costituzionale.
Eppure un modo migliore c'era. Quella stessa legge 133 consente ai dipendenti delle PP.AA di chiedere la sospensione lavorativa nell'ultimo quinquennio, approssimandosi all'età pensionabile, mantenendo integralmente la maturazione della retribuzione, sempre ai fini pensionistici, ed il 50% dello stipendio, con possibilità di raggiungere il 70%. Ma non si applica al personale della scuola. Perché ? Bastava estenderla e consentire, a chi avesse completato il ciclo didattico, di non ripartire nuovamente sapendo di doverlo
obbligatoriamente lasciare a metà. Nel contempo consentire il completamento a chi avesse voluto, anche oltre l'età contributiva. Naturalmente a parità di diritti. Allora la norma risolutiva unilaterale avrebbe avuto sì un senso, lasciandola alla responsabilità individuale e probabilmente consentendo un miglior inserimento dei precari.
C'è modo e modo per combattere per i diritti. Le guerre fra poveri non hanno mai reso gli uomini migliori.>>
I genitori degli alunni della IV A della scuola Pio Borri di Arezzo