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Sudafrica 2010, allarme Viagra

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ROMA – Pillole e pallone: un legame che con l'avanzare della ricerca farmaceutica diventa sempre più pericoloso, mettendo a repentaglio non solo la regolarità delle competizioni, ma anche e soprattutto la salute dei calciatori. Questa volta a finire nel mirino degli specialisti dell'antidoping è un farmaco molto noto: il Viagra, la famosa pillola blu anti-impotenza. I suoi effetti sarebbero infatti 'esplosivi' non solo in camera da letto, ma anche in campo. Tanto da far scattare l'allarme tra i 'cacciatori' di sostanze dopanti.
"E' necessario che l'Agenzia mondiale antidoping (Wada) faccia tutte le valutazioni scientifiche del caso. Ha tutti gli strumenti per farlo. Non solo per accertare eventuali proprietà dopanti della pillola, ma anche e soprattutto a tutela della salute degli atleti che ne dovessero far uso", afferma all'Adnkronos Salute Pino Capua, presidente della Commissione nazionale anti-doping della Federcalcio. Che aggiunge: "Al momento, non mi risulta che il farmaco sia stato inserito nella lista delle sostanze dopanti".
A far circolare, alla luce del giorno, la pillola blu negli spogliatoi, è stata per prima una squadra del campionato brasiliano, il Gremio, che lo scorso anno ha condotto uno studio in tal senso. Ebbene, le ricerche del responsabile medico della squadra carioca, Alarico Endres, avevano confermato che "il Viagra aumenta e migliora, la circolazione sanguigna, favorendo la prestazione dei calciatori. Soprattutto in altura", spiegava lo specialista.
Una novità che potrebbe stuzzicare la voglia dei calciatori di migliorare le loro prestazioni in campo, visto che la sostanza non è vietata. Occhi aperti, quindi, tanto più che in Sudafrica si gioca in altura.
"E' importante – spiega Capua – che la Wada faccia al più presto degli studi sul farmaco. Se ne venisse accertata scientificamente la natura dopante, il prodotto andrebbe immediatamente incluso nella lista delle sostanze vietate. A prescindere dal doping. Chi puo' escludere infatti che non ci siano rischi, anche a lungo termine, per la salute degli atleti? Va fatta subito chiarezza", sottolinea.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Roberta Pacifici, dirigente di ricerca del Reparto farmacodipendenze, tossicodipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità (Iss): "E' già da qualche tempo – spiega all'Adnkronos Salute – che noi professionisti dell'antidoping teniamo gli occhi ben aperti sul Viagra. Anche se non ci sono ancora prove scientifiche certe, l'uso così diffuso della pillola blu tra i giovani atleti ci ha infatti insospettito. Diciamo che è scattato un chiaro campanello d'allarme".
"Il principio attivo di questo medicinale, il sildenafil – spiega Pacifici – prolunga la contrattilità dell'endotelio vascolare. In pratica agisce come vasodilatatore e, associato con eritoproietina e anabolizzanti, migliora l'ossigenazione muscolare".
Il campanello d'allarme, tra gli esperti dell'antidoping, è scattato circa due anni fa. "Uno studio condotto negli Stati Uniti su atleti internazionali – sottolinea l'esperta – ha rilevato nelle urine di questi sportivi una presenza massiccia di questo principio attivo. Una presenza sospetta, dal momento che riguardava persone giovani e sane".
Questa scoperta sembra che non sia passata inosservata all'Agenzia mondiale antidoping. "La Wada – sottolinea Pacifici – pur non potendo ancora inserire il Viagra tra le sostanze dopanti, lo ha inserito in un fascia d'attenzione, in attesa di studi scientifici 'ad hoc', che attestino la natura dopante del farmaco".
L'Italia è in prima fila tra i Paesi che stanno studiando l'eventuale legame tra il Viagra e il doping. "La Commissione di vigilanza per la lotta al doping e la tutela della salute degli sportivi, istituita al ministero della Salute, ha finanziato dei progetti per studiare il fenomeno. Alla fine delle ricerche – afferma l'esperta dell'Iss – saremo pronti a trasmettere una relazione dettagliata alla Wada".
Studi necessari, a prescindere dall'alterazione dei risultati sportivi, dal momento che potrebbero esserci rischi per la salute di atleti professionisti e non. "L'utilizzo di questo medicinale da parte di un soggetto sano puo' infatti comportare una serie di problemi, tra cui ipotensione, intossicazioni epatiche e altri disturbi. Anche gravi", conclude Pacifici.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Adnkronos Salute