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Tangenti, Pennisi resta in carcere

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MILANO – Il gip di Milano Simone Luerti ha convalidato il fermo e disposto l'arresto in carcere per Milko Pennisi (nella foto), l'ex presidente della Commissione urbanistica di Palazzo Marino finito in manette per concussione in flagranza. Il giudice, in particolare, ha sottolineato a carico del politico il pericolo di inquinamento delle prove.
Per il gip non possono essere concesse altre misure meno afflittive "dovendosi tenere conto del fatto che le condotte tenute dall'indagato sia prima che dopo dell'arresto in flagranza appaiono tutte orientate ad assicurare a sé profitto ed impunità attraverso stratagemmi e cautele che rivelano lucida determinazione soggettiva a commettere il delitto…e una certa dose di persistente furbizia che rende inaffidabile l'indagato al rispetto volontario delle prescrizioni connesse ad una misura meno afflittiva".
Nell'ordinanza di convalida del fermo dell'ex presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Marino, il gip Luerti esclude poi che l'episodio contestato possa essere il frutto di una corruzione, come invece ha sostenuto l'indagato, ieri, a San Vittore. "Non si comprende perché mai, dopo avere deliberatamente intrapreso una iniziativa illecita" l'imprendiotre Mario Basso "avrebbe dovuto così callidamente incastrare il politico da cui aveva ottenuto un importante favore a buon prezzo, rischiando personalmente in modo inutile. Come ben si comprende – scrive il giudice – anche l'illegalità più manifesta deve rispondere ad elementari criteri di logica che invece difettano significativamente nella tesi del pennisi".
Con la denuncia dell'imprenditore Mario Basso, scrive ancora il magistrato, "si è spezzato il laccio che stringeva Pennisi tra la debolezza umana e la fascinazione del potere: certamente un bene per la collettività e, forse, una fortuna per il diretto interessato".
Nei confronti di Milko Pennisi "sussistono inoltre i requisiti dell'abuso di potere integrati dalla ventilata rappresentazione di possibili 'ostacoli' che fantomatiche terze persone potrebbero frapporre ad una pratica già pendente da molti anni, prospettata ad un imprenditore (Mauro Basso, ndr) che ha già subito evidenti danni economici da una pratica avviata cinque anni prima e che, al momento in cui sembrava vedere la fine, si incaglia ancora una volta".
E' stato un dipendente della libreria Hoepli a trovare il fascio di banconote che Pennisi ha nascosto giovedì scorso dietro il calorifero del bagno seminterrato del negozio. La scoperta è avvenuta venerdì quando il dipendente, dopo avere recuperato il denaro ed avere informato il titolare della libreria, ha consegnato la somma alla guardia di finanza. Ma su dove avesse nascosto i soldi, Pennisi, interogato ieri in carcere, ha cercato di 'confondere le acque'. Anche per questo il gip di Milano annota nella sua ordinanza di convalida del fermo che ''l'indagato ha fornito progressivamente diverse versioni adottandole via via alle contestazioni obiettive che gli venivano sollevate, dimostrando fino all'ultimo, con la vicenda del denaro, di volere nascondere almeno parte dei fatti''.

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