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150 italiani bloccati a Misurata

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Roma, 23 feb. – (Adnkronos) – ''Tirateli fuori, fateli tornare subito in Italia. Mi rivolgo al ministro Frattini e al governo: portatemi a casa Giorgio''. E' l'appello di Mara Foccoli, pensionata di Lumezzane, comune della provincia di Brescia. Suo marito, Giorgio Foccoli, 58 anni, tecnico capocantiere responsabile della squadra Tecnomontaggi di Brescia, dopo la crisi scoppiata nel paese è bloccato insieme ad altri 149 italiani a Misurata, sul golfo della Sirte, terza città della Libia per popolazione dopo Tripoli e Bengasi. Sono al campo Lisco, un compound della Lybian Iron Steel Company, vicino al porto. E in queste ore è Skype il loro canale di contatto con famiglie e aziende. La Farnesina è al lavoro per riportarli presto a casa, forse via mare, perché i rivoltosi hanno reso inagibile la pista dell'aeroporto spargendovi cumuli di ghiaia. Il gruppo di lavoro di Foccoli, specializzato in montaggi industriali, conta altre quindici persone tra portoghesi e messicani, tre tunisini e un egiziano con documenti italiani. In Libia costruiscono capannoni industriali. ''Ho sentito Giorgio due volte stamattina, tramite Skype -spiega Mara Foccoli all'ADNKRONOS- mi ha detto che sono rinchiusi nel campo Lisco, un compound della Lybian Iron Steel Company, vicino al porto commerciale di Misurata. Hanno sentito cannoneggiare intorno a loro e sono preoccupati perché sono completamente isolati. Mi ha detto: speriamo che qualcuno si accorga anche di noi. Non hanno alcun aggancio per evacuare''. ''Vogliono solo tornare a casa -sottolinea la signora Foccoli con voce rotta dall'emozione- sono lavoratori che stavano nel cantiere. Ho provato a contattare anch'io la Farnesina, sto trascorrendo queste ore drammatiche attaccata al telefono''. ''Mio marito -spiega ancora Mara Foccoli- mi ha riferito del loro tentativo, ieri, di andare all'aereoporto di Tripoli, che dista circa 200 chilometri, due ore di macchina da Misurata''. ''Ma lì -sottolinea- hanno messo dei detriti sulla pista di atterraggio per cui gli aerei italiani non hanno potuto atterrare e sono dovuti tornare indietro facendo vie secondarie, perché la situazione è critica. Mi ha spiegato che sulle strade ci sono gruppi con mitragliatrici''. ''Loro -ribadisce Foccoli- sono chiusi nel campo Lisco, forse aspettano che arrivi un aiuto anche via mare. Ora devono solo lasciare la Libia. Giorgio mi ha detto l'essenziale, non so altro. E' un'attesa terribile anche per noi''. ''La notizia -spiega- si è diffusa anche Lumezzane, ricevo continuamente telefonate. Giorgio sarebbe dovuto rientarre proprio questa domenica, torna a casa ogni tre mesi. Lo aspettavo. Ora voglio solo che li mettano in salvo''. Rassicura sulle condizioni di sicurezza in cui si trovano i suoi dipendenti Giovanni De Giacomi, responsabile della Tecnomontaggi di Brescia: ''Le persone sono nel campo Lisco -spiega all'ADNKRONOS- ci teniamo in contatto con loro ogni due-tre ore via Skype, e cerchiamo di tranquillizzarli. C'è apprensione ma ho avvisato i nostri uomini che stiamo cercando di portarli a casa''. La sua azienda è attiva nella progettazione e montaggio di impianti nel campo elettrostrumentale, nei settori siderurgico, energetico, portuale e delle raffinerie ed ha iniziato a lavorare in Libia nel 2004. ''Campo Lisco -aggiunge De Giacomi- è diventato il punto di riferimento degli italiani in zona'' ma a Misurata, secondo alcune fonti, comandano i ribelli. ''La Farnesina -assicura l'imprenditore bresciano- sta lavorando per poterli recuperare, nei modi opportuni. Forse ci vorranno uno-due giorni. L'importante è che tornino alle loro famiglie. Siamo lì con loro''.

Articlolo scritto da: Adnkronos