Home Attualità Economia Arezzo indossa la collana più lunga del mondo

Arezzo indossa la collana più lunga del mondo

0
Arezzo indossa la collana più lunga del mondo

Arezzo – Ieri gli imprenditori del Distretto Orafo di Arezzo si sono ritrovati per la prima volta con i dipendenti, i collaboratori, le Istituzioni, le Forze dell’Ordine e tutti gli altri attori dell’indotto. Tutti uniti per ricordare quanto il settore sia importante per l’economia del territorio e come, nonostante la crisi, si possa ancora intervenire per proteggere le aziende e i posti di lavoro. Assieme abbiamo unito nelle vie del centro storico una collana lunga 1300 metri che rappresenta le altrettante imprese ancora attive in questo settore. Solo pochi anni fa la collana sarebbe stata ben più lunga e le maglie, che simboleggiano i lavoratori del settore, avrebbero ampiamente superato le 10.000. Crediamo che solo attraverso l’unione e la collaborazione di tutti coloro che operano nel nostro settore il distretto orafo di Arezzo possa continuare ad essere il principale polo produttivo di settore a livello nazionale. Riteniamo che il gioiello made in Arezzo possa affrontare ancora con successo la competizione sui mercati internazionali. Per superare le difficoltà del nostro settore chiediamo a tutti gli attori pubblici e privati, locali e nazionali, che hanno a cuore lo sviluppo del distretto orafo di Arezzo di ripartire dalle proposte contenute in questo Manifesto.

CREDITO
Uno dei fattori determinanti della severa contrazione della produzione sperimentata dal Distretto Orafo di Arezzo è da individuare nella politica creditizia restrittiva posta in essere dagli Istituti bancari operanti sulla piazza di Arezzo a partire dagli anni 2004-2005 in conseguenza dei paletti imposti dall'introduzione della normativa di Basilea II.
In particolare la crisi dell'istituto finanziario del prestito d'uso ha generato, da un lato, il blocco delle nuove erogazioni e, dall’altro, la sempre più frequente richiesta di restituzione del metallo prezioso messo a disposizione precedentemente dal Sistema bancario alle aziende del distretto di Arezzo. Gli affidamenti sono scesi negli ultimi 5 anni di oltre il 60%, da 30 tonnellate a meno di 9.
La crisi del prestito d'uso ha rappresentato e rappresenta un serio ostacolo all’approvvigionamento di materia prima necessaria alla soddisfazione degli ordinativi reperiti sul mercato. La circolare della Banca d’Italia dello scorso giugno 2009 non è riuscita a porre argine alla politica creditizia restrittiva posta in essere dalla maggior parte degli Istituti bancari.
Ricordiamo a questo proposito come nelle precisazioni indirizzate agli Istituti di Credito in merito alle operazioni di prestito d’uso, la Banca d’Italia aveva invitato le banche ad astenersi dalla segnalazione in Centrale dei Rischi di sconfinamenti del valore degli affidamenti dovuti agli aumenti delle quotazioni del metallo prezioso (segnalazioni in grammi del metallo, o adeguamenti del valore del metallo in euro sull’affidamento concesso). Chiediamo agli Istituti di credito la completa applicazione di tale circolare e alla Banca d'Italia di verificarne l'adempimento.
Più in generale riteniamo che gli effetti negativi prodotti dal deterioramento dei rating assegnati alle aziende orafe in conseguenza dell’aumento delle quotazioni dei metalli preziosi possano essere risolti soltanto attraverso l’introduzione di specifici correttivi ai meccanismi automatici previsti dagli Accordi di Basilea II e III. A tale scopo è necessaria l'attivazione di un tavolo tecnico con il sistema bancario per la corretta classificazione dei bilanci delle aziende orafe utilizzati dagli istituti di credito per l’assegnazione dei rating.
Riteniamo che l’Istituto del Prestito d’uso rappresenti una condizione ineludibile per il rilancio del distretto orafo di Arezzo, accanto al quale occorre individuare nuovi strumenti finanziari capaci di soddisfare l’adeguato approvvigionamento della materia prima necessaria alle aziende.
Proponiamo alla Regione Toscana di sostenere la costituzione di un Fondo di Garanzia privato in metallo prezioso gestito da Fidi Toscana anche attraverso l’eventuale coinvolgimento dei consorzi fidi associativi.
Sarebbe sufficiente disporre di un quantitativo d’oro pari all’1% delle riserve auree di Banca d’Italia (che ammontano a 2.500 tonnellate) per risolvere definitivamente il problema dell’approvvigionamento della materia prima per le aziende del distretto di Arezzo e salvare così circa 10.000 posti di lavoro.
Per tutelare i livelli occupazionali all’interno del distretto orafo di Arezzo occorre aumentare le risorse disponibili per il bando di finanziamento per il sostegno all’occupazione della Regione Toscana prevedendo ulteriori benefit per le aziende che assumono personale.
In attesa dell’attuazione di quanto sopra proposto chiediamo alla Regione ed alle Istituzioni locali (Provincia e Comune di Arezzo) di farsi promotrici presso il sistema creditizio regionale di una moratoria relativa al rientro del prestito d’uso di metallo prezioso attualmente a disposizione delle aziende orafe attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di Intesa con gli Istituti di Credito operanti sulla piazza di Arezzo e in primis con le banche che svolgono servizi di tesoreria regionale provinciale e locale.

SICUREZZA
La problematica della sicurezza per il comparto orafo ha sempre rappresentato una priorità e per questo è stata seguita con attenzione dagli addetti ai lavori che hanno messo in pratica quanto è stato possibile per rendere sicure le imprese e coloro che ci vivono quotidianamente.
Questo è quello che credevamo di avere fatto fino al giugno 2010, data che ha segnato una modalità totalmente diversa di attacco alle imprese che ha dato il via ad una incessante sequela di furti, più o meno eclatanti ma tutti eseguiti con tecniche che possono essere assimilate a quelle militari.
Il furto eclatante del marzo 2011 ha segnato il tempo della volontà, da parte degli orafi, di uscire dal momento di terrore che stavano vivendo per gridare con forza che qualcosa non stava funzionando e che probabilmente era arrivato il momento di agire, magari unendo le forze di tutti coloro che potevano essere coinvolti nell’ambito della sicurezza, vale a dire Forze dell’Ordine, Istituti di vigilanza, Istituzioni e, soprattutto, gli imprenditori del comparto orafo-argentiero.
Per volere del Prefetto si è costituito il “Tavolo per la sicurezza” coordinato dal Questore che ha visto per la prima volta lavorare in forma integrata le Forze dell’Ordine e i rappresentanti delle associazioni di categoria riuniti nella Consulta dei produttori orafi, la Camera di Commercio e le Istituzioni territoriali.
Dopo una prima fase sperimentale il Tavolo ha trovato stabilità e, soprattutto, risultati tali da aver reso nullo qualsiasi altro tentativo di aggressione alle aziende. Ad oggi il Tavolo integrato per la sicurezza sta continuando a lavorare per mettere a punto metodi di prevenzione nei confronti di un eventuale recrudescenza degli atti criminali.
Grazie alla collaborazione instaurata con le aziende, la Camera di Commercio, le Forze dell’Ordine e le altre Istituzioni, è stato possibile “fare sistema” innalzando gli standard di sicurezza attiva e passiva. Al fine di favorire l'aggiornamento degli impianti di allarme e agevolare l'accesso ai servizi resi dagli istituti di vigilanza, la Regione Toscana si è impegnata a stanziare risorse apposite, che chiediamo vengano rese quanto prima disponibili.

INNOVAZIONE
Il progresso tecnologico, di cui negli ultimi anni hanno beneficiato i paesi in via di sviluppo, grazie anche a pratiche di concorrenza sleale, ha contribuito a ridurre il livello di competitività delle imprese orafe aretine, storicamente all'avanguardia per qualità e ricerca tecnologica.
Riteniamo che la ricerca della qualità, unita allo sviluppo di processi e tecnologie innovative, consentirebbe di accrescere il livello di competitività adeguando i prodotti a quanto richiesto dai mercati internazionali fortemente condizionati dal prezzo del metallo. In questo campo, il comparto orafo aretino, storicamente vocato alla produzione di grandi quantità di prodotto, è in grado di raccogliere la sfida dell’innovazione dei propri processi produttivi, come testimoniano l’alto livello degli oggetti esposti nelle ultime edizioni della Mostra Oro Arezzo e il risultato in termini di export a livello nazionale.
Allo scopo servono strumenti capaci di estendere a tutte le imprese la propensione all'innovazione che, insieme all’eliminazione di vincoli burocratici che impediscono di essere presenti in modo più incisivo in alcuni mercati, rendano il comparto più produttivo, più competitivo e più sicuro.
Una delle strade principali da percorrere è sicuramente quella di favorire il trasferimento tecnologico nelle aziende distrettuali attraverso la collaborazione con istituti di ricerca di eccellenza a livello nazionale ed internazionale. L’accompagnamento all’introduzione dell’innovazione tecnologica nei processi aziendali, inoltre, potrà essere favorito in modo efficace attraverso l’attivazione di specifici progetti formativi dedicati ai titolari e ai dipendenti delle aziende orafe.
L’esperienza degli ultimi anni di strutture pubbliche che perseguivano queste finalità deve essere d’ausilio per migliorare quanto fatto finora ed evitare il ripetersi di errori che ne hanno limitato le ricadute sulle imprese. Se l’obiettivo è agevolare la diffusione delle tecnologie e dei processi innovativi rendendoli sempre più accessibili alle imprese, questo si raggiunge solo con progetti e strutture agili e snelli tarati sulla base delle esigenze degli imprenditori. Le imprese, attraverso la Consulta chiedono di condividere strategie e obiettivi delle diverse strutture ed iniziative in via di realizzazione nel territorio, come ad esempio un centro di ricerca sui nuovi materiali e le nuove tendenze rivolto al settore oro-moda.

DAZI E COMPETITIVITA’
Il settore orafo-argentiero di Arezzo è caratterizzato da una fortissima vocazione all’export. Il 75% della produzione di gioielli è commercializzato fuori dai confini nazionali e, pertanto, la competitività delle imprese orafe argentiere gioielliere italiane è strettamente vincolata alle condizioni di accesso al mercato interno europeo e ai mercati terzi.
Su entrambi i mercati il comparto è fortemente penalizzato: su quello europeo a causa della mancanza di libera circolazione all’interno della UE, per la non applicazione del mutuo riconoscimento tra le legislazioni dei Paesi Membri.
Sui mercati internazionali extra-UE il comparto è danneggiato per la presenza della non reciprocità e “concorrenza asimmetrica” dei principali competitors internazionali e dalla presenza dei dazi e delle barriere non tariffarie che impediscono all'oreficeria italiana di raggiungere oltre il 60% dei consumatori mondiali.
Si chiede ai Rappresentanti politici del territorio e alle Autorità nazionali di non sottrarsi alle proprie responsabilità ed investire tempo e risorse per consolidare le azioni tese al raggiungimento della reciprocità di trattamento sui mercati internazionali se vogliono continuare a sostenere, nei fatti, l’economia reale del manifatturiero.
E’ quindi fondamentale che rimanga all’attenzione delle Autorità italiane e di Bruxelles:
• il dossier “dazi gioielleria” così come la cosiddetta operazione “zero-per-zero”, tramite le trattative dei round negoziali della WTO e/o gli accordi bilaterali plurisettoriali per il libero scambio;
• la possibile applicazione del dazio sulla sola manifattura, quando la materia prima è fornita dal cliente estero, destinatario del prodotto finito;
• il mutuo riconoscimento all’interno dell’UE per la libera circolazione delle merci;
• l’etichettatura obbligatoria “Made in…” sul Regolamento UE per salvaguardare il design e la qualità del prodotto orafo argentiero italiano;
• programmi promozionali del Made in Italy condivisi con ICE e Regioni a tutela del prodotto manifatturiero orafo argentiero italiano.

FORMAZIONE E LAVORO
In un momento di difficoltà economiche, finanziarie e di occupazione come questo, diventa quantomeno fondamentale investire sulla vera ricchezza del nostro territorio: il capitale umano. E’ evidente come la formazione, la scuola e l’università possano, anzi debbano, giocare un ruolo determinante sia dal punto di vista della creazione di nuove figure professionali sia per l’opportunità di migliorare e riqualificare quelle già esistenti.
Per questi motivi la Consulta dei Produttori Orafi e Argentieri chiede:
1) Formazione professionale qualificata: è necessario riqualificare gli Istituti professionali presenti nel nostro territorio come ad esempio l’Istituto Professionale Margaritone di Arezzo. E’ importante orientare i giovani studenti verso queste tipologie di percorsi formativi al fine di tener salda la lunga tradizione orafa del territorio. Tali percorsi devono essere strutturati prendendo in considerazione le nuove esigenze del mercato dell’oro, inserendo per esempio materie legate al design e alle nuove tecnologie, confrontandosi direttamente con le imprese del settore attraverso anche i tirocini aziendali e progetti di alternanza scuola/lavoro.
2) Collaborazione con l’Università per la realizzazione di Master e corsi di specializzazione. Lo sforzo dell’Università deve essere quello di avvicinarsi il più possibile alle reali esigenze delle aziende orafe. Realizzare dei percorsi formativi professionali finalizzati ad assicurare una formazione specialistica che possa portare ad una acquisizione concreta di competenze certificabili e spendibili sul mondo del lavoro. Il tutto potenziando gli aspetti legati alla ricerca e sviluppo, all’innovazione, alle nuove tecnologie, all’organizzazione aziendale e alla responsabilità sociale. La Facoltà di Lettere di Arezzo ha realizzato un Laboratorio di storia e tecnica dell’oreficeria grazie alla donazione dell’Archivio Bulgari e alla donazione da parte della famiglia Raspini di 500 libri sulla storia dell’oreficeria. L'iniziativa di realizzare un Master su “Storia del gioiello e del design” è una prima concreta proposta di collaborazione fra il settore orafo e l'Università.
3) Riqualificazione professionale della forza lavoro. E’ importante porre particolare attenzione a quelle persone che hanno lavorato tanti anni per il settore orafo e che ora si ritrovano senza una occupazione e magari vicino alla pensione. Per cui diventa fondamentale il loro reinserimento sul mercato del lavoro attraverso l’utilizzo di strumenti formativi specifici e mirati e di strumenti finanziari e fiscali. Strumenti già attivati sotto varie forme dalla Provincia di Arezzo e dalla Regione Toscana grazie anche alla collaborazione e alle richieste della Consulta.
Il nostro non è un settore da riconvertire ma un settore da supportare anche attraverso la formazione professionale, qualificata e attraverso la spendibilità dell’occupazione. Il lavoro svolto fino ad ora ci ha permesso di dotarci di alcuni strumenti importanti come per esempio la misura legata al sostegno dell’occupazione, frutto della stretta collaborazione tra la Consulta e i Sindacati; ma non basta, è necessario seguire questa direzione e trovare nuove formule e strumenti finanziari che diano un supporto reale e preciso a tutte le imprese orafe del territorio aretino.

INIZIATIVE RIVOLTE A RILANCIARE L’IMMAGINE: CITTA’ DELL’ORO
Un nuovo impegno per tutti, imprese e Istituzioni locali, deve essere quello della valorizzazione del territorio e del suo settore produttivo di riferimento. Per questo proponiamo di mettere a punto una serie di iniziative coordinate finalizzate a promuovere Arezzo quale “Città dell'Oro” italiana e internazionale.
Due prime proposte:

1. Percorso espositivo dell'arte orafa

Il percorso espositivo, che avrà come luogo simbolo il palazzo di Fraternita in Piazza Grande, sarà un punto di eccellenza, biglietto da visita e spazio di rappresentanza dell'attività orafa aretina, che affonda le proprie radici nella manifattura etrusca ed è proiettata nelle competizioni del mercato globale.
Il percorso verrà sviluppato con l'allestimento di una sezione dedicata alla collezione "Oro d'Autore": la collezione, di proprietà di Arezzo Fiere e Congressi, è costituita dai bozzetti e dai rispettivi gioielli disegnati dai più grandi designers ed artisti internazionali e realizzati dalle aziende aretine. Inoltre ci sarà uno spazio specifico dedicato alle produzioni orafe aretine pregiate. Questa collezione, unita alle altre importanti collezioni private che potrebbero essere rese disponibili, potrebbe costituire un'importante, forse unica, attrazione internazionale.

2. www.arezzocittadelloro.it

Un'azione promozionale incentrata sul sito www.arezzocittadelloro.it dovrà essere sviluppata con lo scopo di promuovere a tutto tondo l’oreficeria aretina e – di conseguenza – l’intera economia cittadina.
Sarà un sito aperto alla collaborazione di tutti i soggetti che, direttamente e indirettamente, operano nel settore orafo aretino.