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CasaPound Arezzo: conflitto in Libia, una guerra contro l’Italia

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CasaPound Arezzo: conflitto in Libia, una guerra contro l’Italia

Arezzo – “Siamo contro l'intervento militare e riteniamo necessario il ritiro dei nostri mezzi e delle basi coinvolte nell'attacco alla Libia – dichiara Eugenio Palazzini, coordinatore provinciale di CasaPound – Auspichiamo la fine delle operazioni di guerra contro la Libia, mossa da Inghilterra, Francia e USA per scalzare i legittimi interessi italiani nella sua ex colonia, interessi vitali per l'Italia, per la tenuta della sua economia, della sua bilancia energetica, del suo stato sociale e della sua sovranità in generale.”

“Dobbiamo considerare che le fazioni libiche che muovono in questi giorni contro il governo di Gheddafi sono palesemente infiltrate e fomentate da agenti inglesi e francesi – sostiene Palazzini – con il chiaro obiettivo di rovesciare Gheddafi e mettere le mani sulle risorse energetiche e finanziarie della Libia, che fino a questo momento erano per la maggior parte indirizzate a vantaggio dell'Italia (solo l'Eni ad esempio si è assicurata titoli minerari fino al 2042 per le produzioni a petrolio e fino al 2047 per quelle a gas).”

“Basti pensare che, come documentato recentemente anche da autorevoli fonti (come Limes del mese di marzo), l'interscambio commerciale tra Italia e Libia ha raggiunto i 6,8 miliardi di euro – prosegue il coordinatore provinciale di CasaPound – registrando un incremento del 12,5 % rispetto all'anno precedente.

“L'Italia – afferma inoltre Palazzini – è il primo esportatore verso la Libia (con una quota di mercato pari al 17,5 %) e l'elevata presenza di gruppi imprenditoriali, di vari settori, come Eni (di cui, ricordiamo, il 30% del capitale è pubblico), Iveco, Telecom Italia, Impregilo etc. ci garantiva fino ad oggi un ruolo di primo piano nelle relazioni commerciali con il Paese nordafricano”

Per CasaPound Italia l'attacco della Francia agli interessi italiani è palese, non solo sul teatro libico ma anche attraverso acquisizioni di imprese italiane (Parmalat, Edison, Bulgari e tentativo Alitalia ad esempio) da parte di multinazionali francesi. Il governo italiano è immobile di fronte a questo attacco e questo è inaccettabile.
Questo non significa prendere le difese di Gheddafi, il quale non è né un mostro né un leader rivoluzionario. CasaPound rifiuta come sempre le opposte retoriche ideologizzate, pur giudicando il personaggio in questione niente meno che un satrapo a cui interessa unicamente il potere personale e il culto della sua persona, non certo il benessere del suo popolo o lo sviluppo della sua nazione.

“La sua sorte – conclude CasaPound – non ci interessa. Gheddafi per anni ha giocato a fare l'anti-italiano salvo poi indirizzare la politica della sua nazione in orbita italiana. Noi comunque non giustifichiamo i governi fin qui succedutisi che per permettere a Gheddafi di rimanere al potere hanno consentito che si sputasse continuamente sul nome dell'Italia e di quanti sono morti per la nostra politica coloniale. Se l'Italia fosse una nazione mossa da una classe politica dignitosa avrebbe difeso i suoi interessi strategici in Libia evitando di sottostare agli umori di un simile personaggio.”