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Confcommercio contro nuova apertura struttura commerciale al Monte

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Monte San Savino – “La Confcommercio impedirà l’insediamento della nuova struttura commerciale delle Fonti, non utile alla città e lesiva degli interessi degli operatori”. Lo ribadisce con forza il presidente della delegazione Confcommercio di Monte San Savino Mirco Faralli, che ieri (mercoledì 2 febbraio), insieme al responsabile di zona dell’associazione di categoria Stefano Scricciolo e al vicedirettore provinciale Catiuscia Fei, ha incontrato il sindaco Carlo Alberto Carini in merito all’ipotesi di apertura di una nuova media struttura commerciale in località Le Fonti. Una notizia che in questi giorni sta facendo tremare il terziario locale, preoccupato degli sconvolgimenti che ne subirà l’assetto socio-economico del territorio.

“La variante al regolamento urbanistico è già pronta per l’approvazione definitiva – spiega il presidente della delegazione Confcommercio savinese Mirco Faralli – ma il Sindaco ha fatto trapelare uno spiraglio: c’è tempo infatti fino al 28 febbraio per presentare delle mozioni motivando il no alla nuova struttura”. Un’opportunità che Confcommercio intende ovviamente sfruttare: “abbiamo già messo all’opera i nostri esperti per la stesura di uno studio che dimostri l’inadeguatezza di questo progetto per Monte San Savino – fa sapere il vicedirettore Catiuscia Fei – il Sindaco, da parte sua, si è reso disponibile a valutare con attenzione le nostre istanze e a ritirare la variante”.

“Abbiamo fatto presente al Sindaco che esiste l’obbligo della concertazione per l’apertura di una media struttura commerciale. L’Amministrazione Comunale deve chiedere il parere delle associazioni di categoria prima di decidere, non possiamo venire a conoscenza di questi progetti giocati sulla pelle delle imprese solo dagli organi di stampa o, peggio, da voci uscite dal consiglio comunale”.

Se la variante numero 6 dovesse invece passare, di fatto darebbe il via libera all’insediamento di una superficie commerciale di 1.500 metri quadrati, duemila compresi i servizi accessori. “È la terza volta in pochi anni che questa variante viene riproposta in Comune – racconta il presidente Mirco Faralli – due volte è già stata bocciata all’unanimità dalla maggioranza della vecchia amministrazione e dalla minoranza. Non si capisce quindi perché dovrebbe essere accettata ora: nulla è cambiato, la città non è cresciuta né a livello demografico né turistico, non c’è niente che possa giustificare l’arrivo di una struttura così grande, destinata solo a sconvolgere gli equilibri della nostra comunità, che è già servita da una sufficiente offerta commerciale”.

“Si sente parlare dell’apertura di un supermercato alimentare, oltretutto con un parco pubblico attrezzato nelle immediate vicinanze. Non vorremo che, oltre ad avere un impatto fortissimo sull’are delle Fonti, questo progetto contribuisse a desertificare il centro storico, spingendo i residenti ad allontanarsi. In piccolo, accadrebbe come a Foiano della Chiana dopo l’arrivo dell’outlet. A preoccuparci – prosegue Faralli – è poi la perdita di clienti stanziali da parte dei negozi tradizionali, del resto i turisti qui si vedono solo dai primi di maggio a fine settembre, ma non sono numeri che ci cambiano il bilancio, ci fanno solo prendere un po’ di fiato”.

“Se non ci sono forti motivazioni sociali ed economiche –chiede il presidente dei commercianti – a chi giova costruire cattedrali nel deserto? Dobbiamo fare attenzione a non compromettere il futuro di tutta la città per accontentare qualcuno. Uccidere la rete distributiva tradizionale non è utile a nessuno”.

Una riflessione a parte la merita, secondo la Confcommercio, anche il modus operandi del Comune in merito allo sviluppo urbanistico di Monte San Savino: “non ne facciamo una questione politica, ma socio-economica – dice il presidente Faralli – In questi anni abbiamo visto nascere e crescere, anche a discapito dell’assetto paesaggistico, zone promiscue dove commerciale, direzionale e produttivo sono messi insieme senza criterio, dove mancano i parcheggi, dove è impossibile pensare a riconversioni d’uso future. È l’ora di arrivare ad un piano strategico integrato che pensi al futuro di Monte San Savino in prospettiva, non secondo logiche di profitto o convenienza immediata”.