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Consumi: come rilanciare i nostri prodotti

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Consumi: come rilanciare i nostri prodotti
Agricoltura

Arezzo – I dati sui consumi comunicati da Confcommercio segnalano come, dopo un segnale di schiarita a novembre, i consumi alimentari delle famiglie italiane (bevande e tabacchi compresi) abbiano chiuso il 2010 con una riduzione dei volumi dello 0,3% rispetto al dicembre dell’anno precedente.

Un dato che denuncia i problemi innescati dalla crisi economica non ancora sopita e le difficoltà che il settore agroindustriale incontra sulla via di una stabile ripresa.

Solo con un sistema impresa agricola-trasformazione-grande distribuzione più forte e coeso sarà possibile il rilancio su vasta scala del settore agroindustriale e dei consumi alimentari delle nostre famiglie.

I consumi alimentari, nell’intero 2010, sono risultati in flessione dello 0,6% nel confronto con il 2009. Se nell’anno in corso il trend non si invertirà in modo costante, per le imprese agricole, già penalizzate da un calo di redditività insopportabile, sarà difficile pensare a progetti che vadano oltre la mera attività di sopravvivenza.

E’ necessario un rilancio del sistema economico nazionale, in cui il settore agroindustriale abbia un posto di preminenza, sia per temperare le nuove tensioni sui prezzi delle commodity che si fanno sempre più marcate sui mercati internazionali, sia per non cedere terreno sull’export dei prodotti alimentari “made in Italy”, che costituiscono un elemento determinante delle nostre vendite all’estero.

Una importante novità può scaturire dal mondo dell’olio; l’introduzione di nuovi parametri, per bloccare la contraffazione chimica nell’olio di oliva è un importante passo avanti verso la tutela del lavoro degli olivicoltori e la sicurezza dei consumatori. Le disposizioni di Bruxelles impediscono così l’uso di oli deodorati, importati da altri Paesi del Mediterraneo e mescolati all’extravergine.

Ora, grazie al nuovo parametro di indagine sarà possibile individuare questi mix di scarsa qualità che danneggiano i produttori, anche perché i bassi prezzi a cui vengono venduti, deprimono le quotazioni dell’extravergine e creano confusione tra i consumatori.

La strada indicata dall’Unione europea è quella giusta ma bisogna insistere sia nel rigore della lotta ad ogni forma di contraffazione e concorrenza sleale, sia nella ricerca di metodi di indagine analitica sempre più efficaci per dare la totale sicurezza al mercato.